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domenica 26 marzo 2017

Mini quiche alle verdure e noci.


La quiche lorraine è una tipica torta francese realizzata con panna, uova e formaggio. Visto che mi diverte sperimentare con le verdure ho provato a sostituire tutto questo utilizzando della panna di soya e sono riuscita a cucinare delle mini quiche molto delicate e gustose! Ovviamente la ricetta è valida anche per una quiche unica, in una teglia più grande..

  • Ingredienti:
  • 100 gr di funghi
  • 50 gr di zucca
  • 1/2 peperone rosso
  • 1/2 peperone giallo
  • 100 gr di broccoli
  • 1 spicchio d’aglio
  • Olio extravergine d’oliva
  • 100 g di panna di soia 
  • Un rotolo di pasta sfoglia
  • 10 gherigli di noci spezzettati

Pulite e asciugate le verdure e tagliate i peperoni a listarelle, i funghi a fette la zucca a cubetti e i broccoli a piccoli ciuffi. Tagliate anche l’aglio a fettine. Trasferite tutto in una padella , aggiungete un filo d’olio e fate cuocere a fuoco medio per 10 minuti. Regolate di sale e di pepe e lasciate raffreddare. Mescolate metà del composto con la panna di soya e i gherigli di noce spezzettati. Disponete la pasta sfoglia in piccoli stampi da quiche ricoperti di carta da forno bagnata e strizzata (o in un unico stampo grande da torta) riempiteli con il composto unito alla panna di soya, per formare una base e poi unite le altre verdure usando le strisce di peperone per formare delle piccole strisce sopra le mini quiche. Infornate a 180°C per circa 20 minuti.


Gli Small Faces sono da sempre una delle mie band preferite,un pezzo significativo di storia del pop inglese degli anni sessanta. Nascono nel giugno del 1965 dall’incontro tra gli East London, un trio composto dal chitarrista Ronnie Lane, il batterista Kenny Jones e il tastierista Jimmy Winston con il giovane vocalist e chitarrista Steve Marriot. I quattro ragazzi hanno una caratteristica comune: sono alti tutti intorno al metro e sessantacinque, da cui poi il nome. Nell’ottobre dello stesso anno  firmano un contratto con la Decca per registrare nel 1966 la loro prima pietra miliare: Small Faces. Grazie anche al singolo “Watcha Gonna Do About It”,già registrato dai Drifters, gli Small Faces conquistano il favore del pubblico giovanile britannico e, in particolare, della frangia numerosa dei Mods che imperversavano in lungo e largo nell’Inghilterra di quegli anni. Più  tardi Ian Winston viene sostituito alle tasterie da Ian McLagan, già nei Boz and the Boz People. Kenny Jones (il batterista) ricorderà che “la permanenza di Jimmi (Winston) negli Small Faces era dovuta soprattutto al fatto che questi possedeva un furgone, un vecchio Black Maria. Ma la cosa fondamentale era rappresentata dal fatto che i genitori di Jimmi gestivano un locale, il Ruskin Arms in Manor Park, dove noi potevamo suonare. A parte questo, Jimmi come musicista era terribile...”. Intanto tra i singoli del primo LP spunta un’altra perla “Sha La La La Lee” che raggiunge la terza piazza delle charts inglesi in piena beatlesmania. Nel 1967 il gruppo cambia etichetta, ma la Decca decide comunque di pubblicare una raccolta, “From the Beginning”, che mette insieme versione alternative e singoli inediti degli Small Faces. Nuova etichetta e nuovo produttore, il mago Andrew Loog Oldham che annoverava tra le sue scoperte, niente meno che i Rolling Stones. Sotto la guida di Oldham, gli Small Faces affinano il loro sound. Esce nel 1967 per la Immediate il terzo album e si chiama ancora Small Faces. Le sonorità sono più ricercate, l’energia è sempre la stessa e soprattutto la verve di Marriott appare immutata. Il risultato di cassetta è però sorprendente: nell’aprile del 1968 tre singoli nella top ten (“Itchycoo Park”, “Tin Soldier” e “Lazy Sunday”). "Tin  Soldier" la scrive Marriott per la donna che insegue e sulla quale vuol fare colpo, Jenny  Rylance, una modella che un giorno diventerà sua moglie.”Sono il soldatino di latta che un giorno si è tuffato nel tuo fuoco”, È davvero pezzo straordinario, romantico e potente allo stesso tempo. Una vera e propria consacrazione per il gruppo londinese nato come “mod band” e trasformatosi nel tempo in una realtà musicale che coniugava, ad alti livelli, il soul bianco e la psichedelia. E’ questo il periodo migliore. La band sbarca con i suoi album anche negli States dove trova buoni consensi. Nel giugno del 1968 esce “Ogdens’ Nut Gone Flake”, l’ultimo episodio in studio dei primi Small Faces. L’ LP (dalla copertina tonda) rimarrà in testa alle classifiche inglesi per 6 settimane. Nell’ottobre del 1968 arriva il momento della verità. Gli Small Faces partono per un tour negli Stati Uniti insieme agli Who per affiancarsi a Joe Cocker. Durante la tournee si unirà al gruppo per una session improvvisata il giovane chitarrista degli Herd, Peter Frampton. Da questo momento Marriott e Frampton incominciano a progettare una nuova band. L’eclettico cantante degli Small Faces si dichiara pronto per il grande balzo nel mondo del pop internazionale e sente sempre più stretta l’etichetta di “Re dei Mods”. La rottura ufficiale arriva nel febbraio del 1969. Dalle costole degli Small Faces nascono due nuovi gruppi. Come annunciato Peter Frampton e Steve Marriott danno vita agli Humble Pie. Lane, Jones e McLagan si uniscono a Ron Wood e a Rod Stewart, per formare i Faces nel giugno del 1969. La fine della giovane band è ben celebrata da un Album doppio antologico, The Autumn Stone. Nel 1976 un inaspettato revival, che riporta in classifica “Itchycoo Park”, convince Steve Marriott a riformare il gruppo con gli originari Jones e McLagan, e sostituendo Ronnie Lane con Rick Wills (Camel). Il risultato della reunion è deludente. Due album di scarso rilievo e grandi problemi contrattuali convincono il gruppo a sciogliersi definitivamente. Kenny Jones sostituirà Keith Moon negli Who, McLagan si affiancherà ai Rolling Stones in alcuni tour, Rick Wills si unirà ai Foreigners. Ronnie Lane, dopo lo scioglimento dei Faces si era avventurato in varie esperienze solitarie (alcuni dischi da solista), collaborando in fasi successive con Ron Wood e Pete Townshend. Agli inizi degli anni ’80 Lane è costretto a sospendere la sua attività perché colpito da sclerosi multipla. In suo aiuto verranno organizzati concerti pre raccogliere fondi a cui daranno il loro contributo, tra gli altri, Eric Clapton, Steve Winwood, Jeff Back e Jimmy Page. Nel 1983, la morte di Lane viene ricordata con un grande concerto alla Royal Albert Hall. Dopo l’ultimo scioglimento degli Small, Steve Marriot, con la band omonima, tornerà ai primi amori: concerti in piccoli pubs e session itineranti. “Non ho mai preteso di diventare famoso” disse Marriott poco prima di morire “Tutto quello che desideravo era avere i soldi per l’affitto, un lavoro che mi divertisse e un pò di soddisfazioni. Questo l’ho ottenuto e adesso sono più felice di quanto potessi immaginare”. Nell’aprile del 1991, appena tornato da un viaggio negli Stati Uniti e dopo una giornata di grandi bevute, Marriott tornò a casa e si addormentò con la sigaretta tra le dita, morendo nell’incendio che distrusse la sua abitazione. Note dolenti della fine di un gruppo che, se pur di breve durata ha segnato le pagine della storia della musica.

domenica 19 marzo 2017

Spaghetti di carote con crema di avocado.


La prima volta che ho assaggiato questo piatto crudista ero in un ristorante vegetariano e mi è talmente piaciuto che ne ho ordinate 3 porzioni! Ricetta super semplice che fa venire voglia di estate..

Ingredienti:
  • 2 carote grosse o 4 piccole
  • 1 cucchiaino di olio evo spremuto a freddo
  • 1 cucchiaino raso di sale 
  • 2 cucchiai di succo di limone fresco
  • scorza grattugiata di un limone
  • maggiorana fresca (facoltativo)
  • Alcuni gherigli di noce.
  • Per la crema di avocado
  • 1 avocado maturo bio
  •  1 cucchiaino di succo di limone fresco
  • 1/2 cucchino raso di sale 
  • 1 cucchiaino di olio evo spremuto a freddo


Spiralizzate o affettate con una mandolina le carote. Conditele con olio, sale e limone. Lasciateli marinare fuori dal frigo mentre preparate gli altri ingredienti.
In un frullino mettete tutti gli ingredienti per la crema di avocado e frullate fino ad ottenere una crema liscia e omogenea.
Condite la “pasta” di carote con la crema di avocado, aggiungete la scorza del limone, le foglioline di maggiorana (a seconda del vostro gusto), le noci spezzettate  mescolate il tutto.
Servite subito.

Song:" Sunshine Superman" Donovan



A Londra nei primi anni '60 lo chiamavano "il Bob Dylan inglese" ma in realtà Donovan scoprì una via alternativa a quella di Dylan, riuscì a fondere folk, jazz, raga, musica celtica e musica da camera. Sperimentatore e poeta, capace di unire le suggestioni di Blake ai nonsense di Carroll e alle fiabe per bambini. Nel suo primo periodo musicale le sue conposizioni erano in puro stile folk, eseguite voce e chitarra ma la svolta avviene nel 1966, quando Londra diventa colorata e psichedelica e Donovan abbraccia i valori del "flower power". Sotto la guida del produttore Mickey Most trasforma la sua musica in un caleidoscopio di generi. Il risultato è una manciata di canzoni , fra cui una intitolata "For John and Paul" dedicata ai suoi grandi amici Lennon e McCartney. Mikey gli consigliò di cambiare titolo e di non farla neanche ascoltare a Paul, perché gliel'avrebbe copiata in un minuto. Donovan gli diede retta e naque la versione definitiva di "Sunshine Superman". Una canzone d'amore per la sua futura moglie e musa , Linda Lawrence ma anche una canzone di come l'acido può trasformarti in Superman e farti entrare in stati superiori..perché non è facile entrare nella quarta dimensione e vedere la matrice dell' universo a cui tutto è collegato! L'intero album rappresenta una svolta nella produzione dell'artista scozzese. Una vera e propria band lo accompagna nella maggior parte delle canzoni  (tra gli altri, Jimi Page) e la strumentazione si arrichisce di strumenti orientali come il sitar, grazie all'influenza del suo amico Bryan Jones. Con questo disco Donovan dimostrò di non essere un semplice clone di Dylan ma uno sperimentatore  ispirato e lontano dalle facili emulazioni.

domenica 12 marzo 2017

Two ingredients cookies.


Two ingredients cookies: banane e fiocchi d’avena. E varie aggiunte che potete scegliere a piacere. Li ho visti su un blog americano e ieri pomeriggio ho provato a farli per merenda. Si preparano in pochi minuti e sono davvero una sana alternativa al biscotto burroso. Alla ricetta base (banane+fiocchi d’avena) potete aggiungere uvetta, altra frutta secca, gocce di cioccolato, ecc. Come preferite. Se li volete un po’ più dolci potete aggiungere un cucchiaino di miele, ma io secondo me sono già abbastanza dolci così!

Ingredienti:

1 banana
50 g circa di fiocchi d'avena
eventuali aggiunte: gocce di cioccolato, frutti di bosco disidratati, pinoli, noci, uvetta, datteri..

Con una forchetta schiacciate la banana fino ad ottenere una purea non troppo uniforme. Mescolate alla banana schiacciata i fiocchi d'avena e gli eventuali ingredienti extra fino ad ottenere un composto non troppo umido.Predisponete una teglia ricoperta di carta da forno e versatevi l'impasto a cucchiaiate, schiacciandolo leggermente per dare ai biscotti la classica forma tonda: a me sono venuti, con queste dosi, 7 biscotti da circa 6 cm di diametro. Trasferite la teglia in freezer per 5/10 minuti.Preriscaldate il forno a 180° poi, trascorso il tempo indicato per far rassodare l'impasto in freezer, mettete la teglia con i biscotti in forno.Fate cuocere i biscotti per 15 minuti, poi sfornateli e staccateli delicatamente dalla carta da forno con l'aiuto di una spatola..

Song: " Long Shadow" Joe Strummer and the Mescaleros.


Streetcore è l’ultima perla dell’immenso Joe Strummer, prima che un’infarto ce lo portasse via il 22 dicembre 2002, L'album esce il 21 ottobre 2003 e il singolo del disco è la prima traccia, Coma Girl, un brano dedicato da Strummer alla figlia Lola per comunicarle il suo amore per la musica rock più legata alla strada. È una dichiarazione d'intenti allo stesso tempo musicale e programmatica: vuole essere il ritorno del gruppo ad atmosfere più rock, dopo le contaminazioni e la patchanka del disco precedente (Global a Go Go), in una canzone che ricorda molto il sound dei Clash, e insieme vuole essere un atto d'amore per il rock più stradaiolo. Scene di musica da strada riecheggiano infatti nel testo, e del resto streetcore, il titolo dell'album, può significare proprio questo, legato alla strada.
Segni della prematura scomparsa del leader della band si possono ritrovare in alcune canzoni del disco. Midnight Jam, ad esempio, è un brano sulla cui parte musicale, già pronta, Joe Strummer avrebbe dovuto scrivere cantare un proprio testo. La voce nella versione presente sul disco è in effetti di Strummer, ma si tratta di spezzoni tratti da trasmissioni radio che Joe aveva curato per la BBC. Oppure l'intenso pezzo finale, Silver and Gold (Cover di un blues del 1952 di Bobby Charles, allora intitolato Before I Grow Too Old), termina con Strummer che si rivolge al tecnico audio dicendo Ok, that's a take! (Ok, è una prova!). Ma pur essendo solo una prova si tratta di un pezzo che chiude degnamente l'album: è un brano in cui Strummer invita, prima di diventare appunto troppo vecchi, a fare cose come uscire a ballare ogni notte, guardare tutte le luci della città, fare un viaggio intorno al mondo, baciare tutte le ragazze più carine.
Due pezzi invece sono stati inseriti nell'album anche se inizialmente non era previsto che vi facessero parte. Si tratta di una versione di Redemption Song di Bob Marley (la seconda cover dell'album), e di Long Shadow, una canzone pensata e scritta da Joe per Johnny Cash. Alcune canzoni infine, come Dakar Meantime e Steady America, presenti nelle scalette degli ultimi concerti della band, non hanno fatto in tempo ad essere registrate in studio e quindi inserite nella tracklist finale dell'album. La canzone Ramshackle Day parade compare nella colonna sonora del film “Lo scafandro e la farfalla”, diretto nel 2007 da Julian Schnabel. Un disco bellissimo, intenso e vero, Streetcore è a mio parere  il lavoro più interessante e di qualità dallo scioglimento dei Clash.

domenica 5 marzo 2017

Tagliatelle all'ortica con sugo di cannellini.




Mi hanno regalato un sacchetto di tagliatelle all'ortica e ho pensato di prepararle con un condimento leggero che non ne copra il sapore già molto particolare..


Ingredienti:

  • 250 g di tagliatelle all'ortica
  • un cucchiaino di timo 
  • un cucchiaino di menta, 
  • 1 cipolla di tropea 
  • 150 gr di fagioli cannellini lessati
  • 2 spicchi d'aglio, 
  • 4 cucchiai di olio, 
  • 1 cucchiaino di semi di girasole
  • 1 cucchiaino di semi di zucca
  • 1 cucchiaino di mandorle a scaglie
  •  sale 

 Mettere abbondante acqua in una pentola e, appena bolle, salarla e buttarvi le tagliatelle. Mentre cuociono, preparare il condimento. Versate l'olio in un tegamino e unire la cipolla e gli spicchi d'aglio sbucciati e tagliati in piccoli pezzi . Rosolare poi aggiungete tutte le erbe secche e unire i fagioli cannellini . Aggiungere un mestolo di acqua di cottura e far ritirare il sughetto, salare. Emulsionare il condimento con il frullatore ad immersione direttamente nella padella. Quando le tagliatelle saranno al dente scolarle, e travasarle nella padella del condimento, aggiungere i semi e le mandorle e saltare qualche secondo. Mescolare e servire subito ben caldo..

Song:"Gloria" The Them


"Like to tell you 'bout my baby
You know she's come around
Just 'bout five feet-four
A-from her head to the ground
You know she comes around here
At just about midnight
She make me feel so good, Lord
She make me feel all right
And her name is G-L-O-R-I-A
G-L-O-R-I-A
Gloria!
G-L-O-R-I-A
Gloria!
I'm gonna shout it all night
Gloria!
I'm gonna shout it every day… Gloria!"...The Doors, Patty Smith, 101’eres, 13th floor elevators, Iggy Pop, David Bowie, Johnny Thunders, Grateful Dead e molti altri hanno cantato le gesta della bella “Gloria”: poche canzoni rock & roll possono rivaleggiare con l'eccitazione sessuale e la previsione di questa perla dei Them.  Van Morrison ha raccontato di aver scritto Gloria mentre si esibiva con i The Monarchs in Germania nell'estate del 1963, quando aveva circa diciotto anni. Iniziò a suonarla davanti al pubblico del Maritime Hotel ma poi in seguito fece ritorno a Belfast per unirsi ai The Gamblers e successivamente formare i Them. Spesso improvvisava il testo sul palco durante i concerti, dilatando la canzone anche fino a versioni di 15 o 20 minuti di durata e arricchendo il testo di particolari piccanti sull’incontro con questa fantomatica ragazza. Dopo aver firmato un contratto discografico con la Decca, i Them andarono a Londra, dove incisero il brano al Decca Three Studios situato in West Hampstead il 5 luglio 1964, insieme ad altre 6 canzoni. Oltre a Van Morrison, erano presenti alla sessione Billy Harrison alla chitarra, Alan Henderson al basso, Ronnie Millings alla batteria e Patrick John McCauley alle tastiere. Dick Rowe portò in studio i session men Arthur Greenslade all'organo, Jimmy Page alla chitarra, e Bobby Graham alla batteria, poiché considerava i membri dei Them ancora troppo inesperti come musicisti. Persiste ancora qualche disputa su chi tra Millings e McCauley suonò la parte di batteria principale in Gloria, ma Alan Henderson insiste nell'indicare i Them come primo gruppo rock a contenere il suono di due batteristi in una registrazione.Gloria venne inserita come B-side, quando il singolo Baby, Please Don't Go fu immesso sul mercato in Gran Bretagna il 6 novembre 1964. In seguito il brano venne inserito nel primo album di studio della band, The Angry Young Them del 1965…