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domenica 26 gennaio 2020

Tortnini di patate con cardi alle acciughe.



Se c'è una cosa che non mi piace è andare a fare shopping. In realtà non sono proprio capace..dentro ai negozi mi confondo, non mi piace la musica che sento e ancora meno i vestiti che vedo, quindi ogni volta che ci provo esco a mani vuote e..vado a comprare dei dischi. Perchè se c'è una cosa in cui sono brava è comprare i dischi e la verdura. I dischi li compro quasi tutti da Daniele "Purple" mentre  la verdura la compro da Evergreen. Evergreen è una iniziativa di Agricoltura Sociale finalizzata all'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e le serre in cui vengono coltivate le verdure sono in un paradiso baciato dal sole, La Serra di Lerici. E' vicino a casa mia ma la cosa più comoda è che una volta alla settimana preparano dei sacchetti con i loro prodotti e li portano a Lerici. Le loro verdure sono" vere": piccole e incredibilmente buone. Mentre il giovedì ho la fortuna di avere vicino al lavoro un mercato a km 0 dove si incontrano gli agricoltori di zona e vendono i loro prodotti. Qui ho comprato i cardi e le patate che ho usato per questa ricetta..vi assicuro che una volta provate queste verdure non riuscirete più a mangiare quelle del supermercato!

Ingredienti per i tortini:


  • 400 g di patate farinose
  • 1 uovo intero
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva 
  • 20 g di parmigiano grattugiato
  • 1 pizzico di sale
  • Pepe qb
  • Un pizzico di noce moscata
  • Un ciuffetto di prezzemolo
  • 30 g circa di emmental

Lessate le patate intere e con la buccia in acqua bollente, finché non saranno tenere. Scolatele e lasciatele raffreddare, quindi sbucciatele e schiacciatele con uno schiacciapatate. Conditele con olio, sale, pepe e noce moscata. In una ciotola sbattete l’uovo. Quando il composto di patate non sarà più caldo, aggiungete il prezzemolo finemente tritato, il parmigiano e l’uovo. L'impasto dovrà risultare liscio e facile da maneggiare. Se fosse troppo morbido aggiungete del pangrattato. Tagliate l'emmental a cubetti. Prendete degli stampini di alluminio usa e getta, e ungetene molto bene il fondo e i bordi con un filo di olio. Foderate ogni stampino con uno strato di composto di patate spesso circa 1 cm/ 1 cm e mezzo, lasciando un incavo al centro dove metterete il cubetto di emmental. Coprite i tortini di patate con un altro po’ di impasto, pressandolo leggermente con le mani .Cuoceteli nel forno già caldo a 200°  per 15-20 minuti. Prima di toglierli dagli stampi lasciateli raffreddare per qualche minuto.

Ingredienti per i cardi: (ricetta di mia madre!)


  • 2 cardi bianchi
  • 4 filetti di acciughe
  • Burro
  • Sale
  • 1 limone
  • 1 spicchio di aglio
  • Olio extravergine di oliva
 Pulire i cardi eliminando le coste vuote e i filamenti, poi tagliateli a pezzetti e metteteli a bagno in acqua acidulata con il limone. Poi lessateli in acqua salata e acidulata per almeno 20 minuti, o fino a che non diventano più morbidi.
 Nel frattempo in un tegame fate sciogliere il burro con un paio di cucchiai di olio e lo spicchio di aglio. Aggiungete i filetti di acciughe spezzettati facendoli cuocere e ridurre in crema.
Mettete i cardi ben scolati in un piatto da portata, conditeli con la salsa preparata e serviteli assieme al tortino di patate.

Song: "Nutbush City Limits" Ike & Tina Turner



Crescere in una piccola città non è molto stimolante. L’infanzia di Anna Mae Bullock negli anni 40 trascorre a Nutbush ascoltando country e blues alla radio, cantando in chiesa e raccogliendo cotone con suo padre, e lei odiava il cotone. Nel 1956 scappa dalla sorella a Saint Louis. Anne incontra Ike nei locali da ballo e spesso gli chiede di poter provare a cantare ma lui rifiuta . Una sera in un clima di euforia generale Ike offre il microfono ad Aillenne Bullok ma vedendola titubante sua sorella Anne Mae afferra il microfono e ne approfitta. Ike rimane impressionato e la chiama sul palcoscenico, la sposa e le fa cambiare nome in Tina Turner. I due sul palco sono incredibili: lui è un leader con ottime doti musicali e lei è una bomba atomica di voce e sensualità. Ma a casa le cose vanno diversamente: si presupponeva che lei dovesse trattare Ike come un re, prendendosi cura dei loro 4 figli mentre lui se la spassava con altre donne, abusando fisicamente e psicologicamente di Tina. Nel corso degli anni  la vita musicale che un tempo l’ispirava stava diventando un incubo e quindi non c’è da stupirsi se i pensieri di Tina nel 1970 tornarono alla sua infanzia a Nutbush, nel Tennessee. Nutbush City Limits, la prima canzone scritta e incisa dalla stessa Tina, è radicata in questo sentimento ambiguo. Quella piccola città  da cui scappare che però torna prepotente nei suoi ricordi. Ike su Nutbush City Limits fornì una base musicale perfetta per il testo di Tina : inizia con un riff di chitarra ritmica sporco, effettato, graffiante, e infine Tina entra in campo, cantando col suo tono più incisivo mentre elenca le poche qualità della sua città natale.
Dopo un’ultima esplosione di violenza alla quale per la prima volta lei si ribellò, Tina lasciò Ike, divorziando poi nel 1978. Ma Nutbush City Limits fu la sua vera dichiarazione d’indipendenza artistica.

A church house gin house
A school house outhouse
On highway number nineteen
The people keep the city clean

They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits

Twenty-five for speed limit
Motorcycle not allowed in it
You go to store on Friday

You go to church on Sunday

They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits

You go to the fields on weekdays
And have a picnic on Labor Day
You go to town on Saturday
And go to church every Sunday

They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits

No whiskey for sale
If you get drunk no bail
Salt pork and molasses
Is all you get in jail
They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits


lunedì 6 gennaio 2020

Gnocchetti alla crema di cavolo nero e buoni propositi.



In questi giorni mi sono ritrovata spesso a riflettere sulle cose che mi sono accadute durante il 2019 e di quanto mi abbiano segnata. Ma invecchiando ho capito che bisogna accettare ciò che la vita ci offre, imparando a lasciar andare i brutti pensieri per predisporsi ad accettare le cose che incontreremo nel nostro percorso di vita, sia belle che brutte. E tra le cose belle c'è il cibo e l'amore nel prepararlo per se e per gli altri, come questi gnocchetti con crema di cavolo nero e cacio, un piatto semplice, di quelli che scaldano il cuore..

Ingredienti:

Per gli gnocchi:

  • 1 kg di patate
  • 250 g di farina
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di parmigiano-reggiano
  • sale

Per il condimento:
  • Mezzo kg di cavolo nero
  • mezzo scalogno
  • 1 spicchio d'aglio
  • olio evo
  • Besciamella di soia
  • Un cucchiaio di pinoli
  • Cacio grattugiato

Preparare gli gnocchetti: lavate le patate, cuocetele, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate. Aggiungete la farina al passato, i tuorli, un pizzico di sale e pepe, il formaggio e lavorate l'impasto. Ricavate dei bastoncini, quindi tagliateli a pezzetti della stessa misura. Mettete a bollire una pentola con dell'acqua salata . Per preparare la crema tagliate il cavolo nero in piccole strisce e mettetelo con lo scalogno e lo spicchio d'aglio in una padella con un cucchiaio d'olio d'oliva e due cucchiai d'acqua. Cuocere a fuoco basso con il coperchio fino a che il cavolo sarà diventato morbido e l'acqua si sarà ridotta, aggiungere un pizzico di sale e tre cucchiai di besciamella di soia. Togliere dal fuoco e emulsionare il tutto con un frullatore da immersione. Se la crema risultasse troppo liquida rimetterla nella padella e aggiungete un cucchiaio di farina, mescolando bene. Quando l'acqua bolle calate gli gnocchi e non appena riemergono scolarli con una schiumarola e travasare nella padella con la crema di cavolo nero. Mescolare tutto e servire guarnendo con qualche pinoli e con cacio grattugiato.

Song: "All Things Must Pass" George Harrison


All things must pass. Tutto deve passare. Mia sorella Daniela, che insegna yoga, me lo ripete spesso, e mi dice anche che qualsiasi cosa accada nella tua vita, le persone che hai incontrato, le cose che hai fatto, le delusioni che hai provato non sono arrivate per caso. Tutto accade per una ragione, ogni evento, ogni persona che incontriamo serve a formarci e farci diventare le persone che siamo. Lo pensava anche George Harrison e ha messo questi pensieri in un disco pieno di canzoni incredibili, la maggior parte delle quali scritte quando era nei Beatles ma scartate dagli altri 4. Non è un segreto che gli ultimi anni di Harrison nei Beatles furono frustranti per lui come artista. Come  membro più giovane della band, ha iniziato a scrivere canzoni dopo Lennon e McCartney. Quindi, desideroso di espandere i suoi contributi agli album del gruppo, scriverà e proporrà le canzoni ai suoi compagni . Ma quando la Beatlemania raggiunse il picco, Lennon e McCartney controllarono praticamente tutti i dischi della band, assegnando debitamente una canzone a Harrison e Starr da cantare sugli album. Così, quando Harrison iniziò a mettere insieme All Things Must Pass  nel maggio 1970 era pronto a scaricare anni di frustrazione. Ha versato quasi tutto ciò che aveva tenuto nel cassetto nell' album, trasformando il suo primo vero lavoro da solista in un  set di tre dischi in cui ha rielaborato molte delle migliori canzoni che il suo vecchio gruppo aveva respinto, tra cui "My Sweet Lord", "What Is Life" " Isn't It A Pity "e la traccia del titolo, e ne ha scritti di nuovi per il progetto. E ha ospitato una jam session con alcuni amici che ha riempito l'intero terzo disco del set. Ma soprattutto, l'album è servito come separazione di Harrison dai Beatles e dalla loro leggenda. Tutti i loro primi album da solisti, in qualche modo, riguardavano la rottura con il passato, ma All Things Must Pass  ha permesso a George Harrison  di tirar fuori la sua voce, e lo ha fatto in modo forte e chiaro. All Things Must Pass è una dichiarazione di indipendenza: le cose vanno avanti, i rapporti si evolvono e George lo racconta parlando di amore, spiritualità e libertà. Ha chiamato a raccolta i suoi amici Ringo Star, Eric Clapton , Bobby Keys e altri che hanno riempito l'intero terzo disco dell'album. Anche Bob Dylan ha voluto partecipare al progetto, e insieme ad Harrison scrive " I’d Have You Anytime", e gli regala la sua " If Not for You" per una stupenda cover acustica. Ma il capitano di questa ciurma incredibile è il mago del “muro del suono",  Phil Spector, che riempie ogni brano moltiplicando il numero di tutti gli strumenti.  George avrebbe potuto essere più oculato e suddividere tutto questo materiale in più album, garantendosi anni di successi assicurati ma credo che All Things Must Pass rappresenti l’urgenza di tirar fuori tutto quello che aveva dovuto tener nascosto per tanti anni..quindi ho scelto questo disco per iniziare l'anno con l'augurio che quello che è stato, bello e brutto, possa essere superato per scrivere un capitolo tutto nuovo..