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mercoledì 23 marzo 2016

zuppa di ramen.


Parliamo di comfort food...ognuno di noi ha quel piatto che soddisfa un bisogno emotivo e regala sensazioni di benessere alla mente e al corpo quando lo prepariamo e lo mangiamo..ecco, vi regalo il mio! Se sono stanca o un po' triste  preparo questa zuppa di ramen e mi torna subito il sorriso

Ingredienti

  • 150 grammi di cavolo verza
  • 2 spicchi d'aglio
  • Un pizzico di alghe nori
  • uno scalogno
  • Un pizzico di peperoncino
  • 50 grammi di funghi champignon
  • 50 gr di germogli di soia 
  • 50 gr di germogli di soia 
  • 400 ml di brodo 
  • 2 cucchiai di salsa di soia
  • Una confezione di tofu al naturale
  • 300 grammi di noodles ramen.
  • 100 gr di gamberi 
  • Un pezzo di zenzero tagliato a striscioline
Mettete le alghe nori in un bicchiere pieno d'acqua per farle reidratare.Cominciate con il preparare il brodo e una volta che sarà pronto versateci dentro 1 cucchiaio di salsa di soia e un pizzico di peperoncino. Successivamente in una pentola antiaderente fate cuocere il tofu tagliato a fette e i germogli di soia, i funghi, la verza tagliata a striscioline, l'aglio e lo scalogno, i gamberi con la salsa di soia fino a che non risulteranno ben cotti. Salate con moderazione. Nel frattempo preparate anche la pasta facendola cuocere nel brodo. Una volta pronta, mettetela in una ciotola e poi coprite la pasta con il brodo in modo che sia quasi completamente sommersa. Avete quasi finito! Adesso dovete solamente guarnire il vostro Ramen con il resto degli ingredienti che avete saltato in padella e le alghe nori.
Song: "Me and Bobby McGee" Janis Joplin



“I’d trade all of my tomorrows, for one single yesterday”. Non è William Shakespeare, e non è John Keats: siamo nel 1969, e il poeta è Kris Kristofferson. Un anno più tardi la sua donna, una certa Janis Joplin, gli “ruba” la canzone, cambia la Bobbie del titolo nel maschile Bobby, e grazie alla sua voce, alla sua grinta, alla sua disperazione, regala questo pezzo alla storia della musica, proprio pochi giorni prima di morire, come se la sua richiesta di scambiare tutti i suoi domani con un singolo ieri fosse stata accolta.
In  Me and Bobby McGee l’atmosfera sembra emergere da un romanzo di Jack Kerouac: “Ero stesa, sfinita, a Baton Rouge, aspettando un treno. Mi sentivo sbiadita come i miei jeans, Bobby faceva autostop, e proprio prima che piovesse un diesel ci portò fino a New Orleans”. Nei ricordi della protagonista la musica ha immediatamente un ruolo importante: “Ho tirato fuori la mia armonica dalla mia sporca bandana rossa, stavo suonando piano mentre Bobby cantava pezzi blues, tenendo il tempo dei tergicristalli sul parabrezza”. La leggerezza della vita on the road di questi due vagabondi (“Tenevo la mano di Bobby nella mia, cantavamo ogni canzone che conosceva l’automobilista”) comincia a sfumare in un grido nostalgico (“Libertà è soltanto un’altra parola per non lasciar perdere niente, niente significa niente se non si è liberi”) fino a sottolineare un presente infelice (“Sentirsi bene era facile, quando lui cantava pezzi blues, e tu sai che sentirmi bene era abbastanza buono per me”).
E così, nel ricordo delle miniere del Kentucky, o del sole della California, dove Bobby condivideva i segreti dell’anima della protagonista, arriva finalmente il momento della separazione: “Un giorno vicino Salinas l’ho lasciato scivolare via, lui stava cercando quella casa, e spero che l’abbia trovata”. Dopo l’ultimo ritornello la canzone si lascia andare dapprima ad una disperata malinconia, ma lentamente sale di intensità, si abbandona all’ebbrezza del ricordo, rappresentato da un irrefrenabile e meraviglioso assolo di pianoforte: chissà Janis se sarà valsa la pena di viverlo, quel singolo ieri...














lunedì 21 marzo 2016

plumcake alla farina di nocciole e mele


Rendiamo l'inizio della settimana un pò più dolce con un plumcake!

Ingredienti per uno stampo da 25×11 cm

·3 uova di grandezza media
·125 gr di zucchero
·1 baccello di vaniglia
·75 gr di farina di farro (o 00)
·2 cucchiaini rasi di lievito per dolci
·200 gr di farina di nocciole (o nocciole tritate molto finemente)
·1 mela
·100 gr di cioccolata fondente grattugiata in scaglie

Sbattere le uova per circa un minuto con la frusta elettrica alla massima velocità. Aggiungere mano a mano lo zucchero mischiato precedentemente con i semi estratti dal baccello di vaniglia e continuare a sbattere per circa 2 minuti fino ad ottenere un composto spumoso. Sbucciare le mele e tagliarle a fette molto sottili.  Unire la farina e il lievito e mescolare brevemente alla velocità minima. Unire la cioccolata, le mele e la farina di nocciole  e mescolare il tutto con un cucchiaio di legno. Versare l’impasto nello stampo imburrato e infornare per circa 50 minuti nel forno precedentemente riscaldato a 180 °C (160 se ventilato). Fare la prova dello stecchino e far raffreddare per almeno 20 minuti prima di estrarre la torta dallo stampo..

Song: "Henry Lee" Nick Cave & the Bed Seeds

 Polly Jean è la ragazza con le mani più fredde e le labbra più calde che abbia mai conosciuto.
(Nick Cave)
Come accade in tutte le canzoni di Murder Ballads, la storia che Nick Cave canta in Henry Lee — accompagnato da P.J. Harvey, con la quale all'epoca ebbe una relazione "breve e tormentata", come tramandano le cronache — é quella di un amore che sfocia nel sangue. La ballata a forti tinte gotiche si rifà alla tradizione anglosassone e offre tre punti di vista: quello del narratore, quello di Henry Lee e infine quello della donna respinta per un'altra che accecata dall'amore, colpisce il petto di Henry con il suo piccolo coltello. Per cantare una storia di questo genere non potevano esistere artisti più indicati di Nick Cave e P.J. Harvey: le due voci, ricalcando in crescendo la dannazione dei due amanti, si inseguono per tutto il pezzo in uno spartito che sfugge alla prevedibilità della ballata per finire in un terreno sospeso, ultraterreno. Henry Lee è una canzone di odio e maledizione — il tuo amore aspetterà il tuo ritorno a casa per l'eternità — sibila l'assassina nell'ultima strofa, rivendicando il suo gesto...







sabato 19 marzo 2016

hamburger di ceci con pane chapati.


Per questa ricetta ho usato il pane chapati, tipico della cucina indiana. Si trova al supermercato ed è veramente buono e si sposa benissimo con l'hamburger di ceci..

Ingredienti:
  • 300 gr di ceci bolliti
  • 2 cucchiaini da te di thaini
  • 1 cucchiaio da te di curcuma macinata
  • 1 cucchiaio da te di zenzero macinato
  • 1 scalogno
  • 1 peperone
  • insalata mista
  • 2 cucchiai da tavola di olio extravergine d'oliva
  • 1 avocado maturo
  • Pane di neem (o panini per hamburger)
Per prima cosa, abbrustolire il peperone sulla fiamma, riporlo in un sacchetto di plastica per alimenti, chiudere il sacchetto e lasciare intiepidire. Una volta tiepidi, pelare il peperone, pulirlo e tagliarlo, condirli con del sale ed un filo d'olio e lasciarlo da parte. Sbucciare e tagliare l'avocado a fette sottili, condurlo con olio, sale e succo di limone. Frullate, con un frullatore ad immersione, i ceci bolliti (scolati dall'acqua di cottura), lo scalogno, la salsa Tahini, il succo di mezzo lime, la curcuma, l’olio e lo zenzero fino ad ottenere un composto solido. Con l’impasto ottenuto formate 4 hamburger, che cuocerete in una bistecchiera ben calda. Scaldate il pane chapati per qualche secondo, piegato e ripitelocon una foglia d’insalata,  l’hamburger di ceci, i peperoni grigliati e le fette d'avocado tagliate sottili...

Classic rock, psichedelia 60's e la sana schiettezza dei 90: la band capitanata dal biondo Crispian Mills ha saputo assemblare il meglio del passato e del suo presente, avvolgendolo nelle fascinose atmosfere del misticismo indiano.
A onor del vero, i Kula Shaker non erano esattamente dei pivelli quando la macchina da soldi del britpop aveva iniziato a essere tale. Crispian Mills – chitarrista e cantante londinese, figlio della celebre attrice Hayley Mills e del regista Roy Boulting, nonché nipote di sir John Mills, peso massimo della scena teatrale inglese – incontra il bassista Alonza Bevan al College di Richmon upon Thames, nel sud-ovest della capitale. Siamo tra il 1988 e il 1989: i due imbastiscono una band di nome Objects of Desire, completata da Markus French alla batteria e Leigh Morris alla chitarra ritmica, oltre a Marcus Maclaine alla voce. L'esperienza dura l'arco di un lustro, nel quale il quintetto riesce a esibirsi diverse volte dal vivo nei locali dei sobborghi londinesi.
Nel 1993, alla chiusura del progetto musicale, Crispian Mills si imbarca in un lungo viaggio in India: resta profondamente colpito dalla cultura del paese e dalla spiritualità induista, influenze che resteranno decisive per l'intero arco della sua successiva carriera artistica. Carriera che riparte non appena tornato in Inghilterra, allorché dà vita ai The Kays, per i quali ingaggia il fido Bevan, il batterista Paul Winter-Hart (che nel 1991 era subentrato a French), il cugino Saul Dismont alla voce. Quest'ultimo resterà ben poco nella band: dopo circa un anno subentra l'organista Jay Darlington e Mills si prende per sé il microfono.
The Kays durano lo spazio di un paio d'anni, comunque utili a cristallizzare la formazione e conferirle una direzione univoca: un rock psichedelico (tra Byrds e i primi Pink Floyd) e dai richiami “classici” (vedi i vari Jimi Hendrix, Led Zeppelin e Cream) che veicola il pop britannico verso quelle sonorità orientaleggianti che in passato avevano già rapito i Beatles e George Harrison in testa. Ed è proprio in ragione di tale percorso che, nel 1995, Mills decide di cambiare il nome del progetto in Kula Shaker, sigla che omaggia il santone indiano King Kulashekhara.
Ce n'è quanto basta per ingolosire quelli della Columbia Records, che assistono alla vittoria dei Kula Shaker a un importante concorso per band emergenti (partecipano pure i Placebo) e decidono di mettere subito sotto contratto Mills e soci.
La scelta viene ben presto ripagata. Nell'attesa di pubblicare l'album di debutto, vengono buttati fuori un paio di singoli dall'opera ventura. Il primo, nella primavera del 1996, è “Grateful When You're Dead/Jerry Was There”. L'omaggio – tutt'altro che nascosto – a Jerry Garcia, scomparso l'anno precedente, è un brano dalla doppia faccia: esuberante la prima, all'insegna di un funk-rock d'ispirazione classica, mentre dalla metà circa in poi ci si tuffa in una psichedelia sixties che porta il tutto verso territori onirici. Nel settembre del 1996 esce anche il secondo singolo, “Tattva” (il titolo è in sanscrito), che diventerà uno dei brani-simbolo della formazione londinese e contiene già tutti gli ingredienti essenziali del sound dei Kula Shaker: il groove chitarristico va di pari passo con la componente spirituale e un vivace retrogusto psichedelico (compare anche il mellotron), sfociando in un ritornello tanto melodico quanto trascinante. Dopo l'uscita del disco, il singolo toccherà il numero 2 della chart britannica.
I riferimenti all'India e alla sua cultura sono ancora più espliciti in “Govinda”, pubblicato come singolo dapprima in estate e poi nel novembre dello stesso anno e destinato a diventare l'unica canzone cantata interamente in sanscrito a entrare nella top 10 britannica di tutti i tempi (raggiunge la posizione numero sette). Si tratta di una rielaborazione musicale di una preghiera a Krishna, e tra gli strumenti impiegati figurano il tambura suonato da Mills e la tabla di Himangsu Goswami. “Govinda” è il momento trascendentale dell'album, un mantra scandito sopra un midtempo rock, l'India di George Harrison ammantata da un sincero entusiasmo mid-nineties.
Nel frattempo, il 16 settembre del 1996 esce l'album d'esordio K. La copertina firmata dal fumettista Dave Gibbons raffigura i volti di numerosi personaggi veri o inventati accomunati dalla lettera K: da John F. Kennedy a Martin Luther King, passando per Kareem Abdul-Jabbar e... King Kong.
K vende quasi un milione di dischi nella sola Inghilterra e balza immediatamente al primo posto della classifica nazionale. I Kula Shaker portano sul mercato discografico una ventata d'aria fresca attraverso un sound che mescola psichedelia sixties, rock seventies e spezie coloniali.
Atipici e a loro modo classicisti, i Kula Shaker aprono una nuova strada nel pop britannico semplicemente guardando indietro anziché al proprio fianco.

mercoledì 16 marzo 2016

muffin vegani alle pere.


Muffin vegani  per una colazione energetica e golosa! Questa ricetta è con le pere ma potete aggiungere pezzetti di frutta secca, banane o noci a vostro piacimento..

Ingredienti

  • 300 gr di farina di farro
  • 150 gr di zucchero di canna
  • 1 pera grande
  • 75 gr di cacao amaro
  • 1 bicchiere di olio di semi
  • 1 bicchiere di latte di mandorla
  • 3 cucchiai di cioccolato in scaglie
  • 1 bustina di lievito bio
Accendere il forno a 180 gradi. Tagliate la pera i piccoli cubetti. Setacciate la farina a fontana e poi versate tutti gli ingredienti tranne la cioccolata a scaglie e il lievito.
Fate in modo di ottenere un impasto molto morbido a cui aggiungere la cioccolata in scaglie, i pezzettini di pera e il lievito in polvere. Riponete il composto ottenuto nei pirottini di carta e poi infornate per circa 15 minuti a 180°.

Song: "Dear Mr. Fantasy" The Traffic



 “Dear Mr. Fantasy” è divenuta uno standard delle jam band e coverizzata fra i tanti da Grateful Dead,  CSNY , Jimi Hendrix. Il brano è un possente blues elettrico, ma è nella visione più eterodossa che se ne potesse dare nel 1967, con quei coretti femminei che fungono da intermezzo fra la prima e la seconda strofa. Non c’è un vero ritornello, in quanto la struttura viene dilaniata dagli aspri e incessanti assoli di Winwood . Steve Winwood è un "bambino prodigio" della musica rock: originario di Birmingham,  ha soli 15 anni quando passa dagli standard jazz della Muff Woody Jazz Band (in cui milita anche il fratello maggiore Mervyn, detto "Muff") al beat e al rhythm & blues dello Spencer Davis Group. Stevie è un talento poliedrico : suona il pianoforte, l'organo e talvolta anche la chitarra. Ma ciò che lo rende unico è sicuramente la splendida e precoce voce soul di cui è dotato, incredibile per un ragazzino bianco inglese. Questa rara dote farà la fortuna dei tanti gruppi con cui in seguito suonerà. Nel nuovo mondo dell'English beat, la band fa parlare di sé, guadagna un contratto discografico con la neonata etichetta Island di Chris Blackwell, macina concerti e canzoni memorabili. Su tutte, la leggendaria "Gimme Some Lovin", portata al successo nel 1966 (quando Winwood ha soli diciotto anni).
Steve è scontento: lascia la band per inseguire nuovi interessanti progetti.
Winwood ha bisogno di lasciarsi alle spalle (ma non sarà facile, d'ora in avanti) la pressione che si trova addosso in qualità di leader dello Spencer Davis Group: annoiato di essere il fulcro di una situazione in cui non crede più, decide di aprire le porte a un'esperienza musicale più libera, che includa suoni e ritmi diversi fra loro. Soul, pop, rock, jazz, r&b e tradizione indiana saranno gli ingredienti principali del disco d'esordio. Arriva il momento di reclutare i membri della band, tutti originari di Birmingham, come Winwood: il chitarrista Dave Mason (ex roadie del Group), il batterista Jim Capaldi (ex Hellions e Deep Feeling) e il fiatista Chris Wood, proveniente dai Locomotive. La neonata banda, su consiglio del boss della Island si stabilisce per sei mesi in un vecchio cottage nella campagna inglese del Berkshire con l'obiettivo di provare nuovo materiale.
Il clima si dimostra subito piuttosto teso, con Dave Mason in aperta polemica con Winwood per quello che riguarda la gestione interna del gruppo. Per fortuna la musica non risente affatto dei dissidi, anzi: le lunghe notturne jam session strumentali che fanno da preludio a "Mr. Fantasy" sono fondamentali per costruire il nuovo sound. Nonostante si tratti di una piccola jam, nulla viene lasciato al caso, a partire dai numerosi trattamenti a cui è sottoposta la voce di Winwood, ora metallizzata ora al naturale, ora lontana ora in primo piano.
I Beatles ne prendono spunto l'anno successivo per “Hey Jude”, che nei fatti è una resa pop del pezzo dei Traffic, previa epurazione delle asperità chitarristiche. Fra coloro che coverizzano “Dear Mr. Fantasy” è ormai diventata tradizione farne sfociare il finale in “Hey Jude”, come fosse un unico, naturale flusso...

lunedì 14 marzo 2016

Polpette di quinoa al forno



La Quinoa è una pianta erbacea della stessa famiglia di spinaci e barbabietole, ma spesso scambiata per un cereale, per via dei suoi chicchi che la rendono molto simile a tale categoria alimentare e vegetale. È  ricca di vitamine e aminoacidi e priva di glutine quindi adatta ai celiaci. Ho voluto cuocere queste polpette al forno per renderle più leggere e digeribili. Al posto del semplice pangrattato ne ho usato una versione "aromatica" ma ovviamente potete usare anche quello normale che si trova al supermercato.

Ingredienti:

  • 200 gr di quinoa
  • 1 uovo
  • 4 cucchiai di farina di farro (o 00 come preferite!)
  • 1 carota
  • 1 carciofo
  • 1 scalogno 
  • 2 spicchi d'aglio 
  • 2 cucchiai d'olio extravergine d'oliva
  • 100 gr di funghi
  • Un cucchiaino di curcuma
  • Pan grattato aromatico
  • Sale
Preparare il pangrattato aromatico servono:
  • 200 g di pangrattato
  • 2/3 spicchi di aglio
  • timo
  • rosmarino
  • prezzemolo
  • altre erbe aromatiche di vostro gradimento
  • olio extravergine d'oliva 
  • sale, pepe

Procedimento:

Il pangrattato si può preparare in casa con il pane raffermo: far tostare in forno a 150°C le fette di pane raffermo, devono risultare asciutte e leggermente dorate. Spezzettarle, aggiungerle nel mixer e azionare ad  intermittenza sino ad ottenere il pangrattato. Lavare accuratamente le erbe aromatiche preferite e tamponarle con un canovaccio pulito, devono risultare ben asciutte e se necessita centrifugatele. Sbucciare gli spicchi di aglio. Nel mixer o frullatore aggiungere: il pangrattato, gli spicchi di aglio, le erbe aromatiche, un filo di olio evo e regolare di sale e pepe. Azionare per amalgamare il tutto.Il pangrattato aromatizzato per gratinature è pronto.
Accendere il forno a 180 gradi. Cuocere la quinoa per 20 minuti in acqua bollente e salata. Tagliare in piccoli pezzi lo scalogno, l'aglio, la carota, il carciofo e i funghi , scaldare i due cucchiai d'olio in padella e ripassare le verdure aggiungendo mezzo bicchiere d'acqua. Salare. Scolare la quinoa e raffreddarla nel colino sotto l'acqua corrente. Quando le verdure saranno morbide travasatele in una ciotola e aggiungete l'uovo, la quinoa, il cucchiaino di curcuma e i 4 cucchiai di farina poi amalgamate il tutto. Il composto risulterà molto morbido ma non preoccupatevi perché diventerà sodo in cottura. Formate delle polpette arrotolando una pallina di composto nel pangrattato aromatico e adagiatele sulla teglia ricoperta da un foglio di carta forno. Infornate per 20 minuti..potete servirvirle accompagnate da humus di ceci o da tzaziki.

Song: "A fool in love" Ike and Tina


domenica 13 marzo 2016

Frittata di albumi al forno




Ricetta proteica e assolutamente priva di grassi ma comunque molto saporita grazie alle spezie!

Ingredienti:

  • 4 albumi
  • 2 carciofi
  • 6 pomodorini 
  • Tre spicchi d'aglio
  • Mezzo cucchiaino di curcuma
  • Un pizzico di peperoncino
  • Mezzo bicchiere d'acqua
  • mezzo cucchiaino di aneto
  • Sale


Tagliate i pomodorini a fettine. Pulite i carciofi, tagliateli in piccoli pezzi e cuoceteli a fuoco basso in padella con 3 spicchi d'aglio tagliati sottili, mezzo cucchiaino di sale e mezzo bicchiere d'acqua. Quando i carciofi si saranno ammorbiditi spegnete il fuoco. Con le fruste montate gli albumi, unite i carciofi, i pomodori, mezzo cucchiaino di curcuma , il mezzo cucchiaino di aneto e  un pizzico di peperoncino. Amalgamate tutto. Versate in una teglia da 20 cm rivestita di carta forno e cuocete a 200° per circa 20 minuti, deve dorare la superficie..

Song:"The Immigrant song" Led Zeppelin



All'apice del loro successo, nel luglio del 1970, i Led Zeppelin vengono in Italia  per una serata che richiama al Vigorelli di Milano più di 20.000 persone. Ma uno degli organizzatori del concerto hanno commesso un errore che ha compromesso la riuscita del concerto: ha combinato l'arrivo del Cantagiro a Milano con l'unica esibizione italiana del gruppo immaginando che il pubblico fosse lo stesso, quello dei "giovani". Ma ai fan degli Zeppelin non importava di Claudio Villa, Gianni Morandi o Ornella Vanoni e nessuno di loro aveva intenzione di sorbirsi quel lungo avanspettacolo prima di Page e compagni. A furia di fischi e lattine i contestatori ebbero la meglio e con un'ora di anticipo sul previsto, entrano un scena gli Zeppelin. Il primo pezzo é "Immigrant song ",  il poderoso attacco del terzo album. Robert Plant inizia bene ma non fa in tempo a raggiungere il primo stop, quando la musica si ferma e resta solo la sua voce, che ai lati del velodromo si scatena il finimondo.
La polizia spara una salva di candelotti lacrimogeni, ufficialmente per disperdere quelli che volevono entrare senza biglietti, in realtà mirando verso l'interno. Gli Zeppelin sono interdetti. Il gruppo finisce a stento due canzoni ma, a metà della terza è costretto a interrompere mentre la polizia ordina una carica e spara nuovamente. Il pubblico, in preda al panico, spinge per uscire dal l'unica porta aperta: qualcuno cerca scampo invadendo l'area del palco. " Quella sera credemmo di morire" ricorderà Robert Plant " Fummo costretti ad abbattere una porta per trovare rifugio nel pronto soccorso dei camerini e, quando cercammo di recuperare i nostri strumenti, scoprimmo che era stato tutto distrutto.."

sabato 12 marzo 2016

Plumcake ai frutti di bosco


Altro plumcake ma questa volta con i frutti di bosco che mangerei in ogni momento della giornata!  Ho usato il vasetto dello yogurt come dosatore per gli altri ingredienti

Ingredienti:

  • 3 uova medie
  • 1 vasetto di yogurt bianco
  • 1 vasetto di zucchero di canna
  • 3 vasetti di farina di farro
  • una bustina di lievito
  • La scorza grattuggiata di un limone
  • 50 ml di olio di semi di mais
  • Una tazza grande di frutti di bosco misti
Sbattete le uova insieme allo zucchero. Aggiungete lo yogurt. Incorporate anche la farina setacciata con il lievito. Mescolate con la frusta e unite l'olio e il limone. Lavate e tamponate i frutti di bosco, aggiungeteli all'impasto e mescolate delicatamente.Distribuite l'impasto nello stampo da plumcake e riempirlo per 2/3.
Cuocete il plumcale a 180 gradi per 20/25 minuti. Sfornarli e lasciarli raffreddare..

Song: I Want You (She's so Heavy) The Beatles



Scritta da John Lennon nel 1969 fu ispirata alla sua divorante passione per Yoko.
Lennon " Un recensore ha scritto di me, a proposito di questa canzone ' pare aver perso il suo talento per i testi, da come questo è semplice e noioso'. She so heavy parla di Yoko. E, come ha detto lei, se stai annegando non mormori ' Sarei davvero molto lieto se qualcuno avesse l'occasione di prendere atto che sto andando a fondo e venisse nella mia direzione per salvarmi' : gridi ''Aiuto!' e basta. È quello che faccio io in I Want You (She so Heavy).


domenica 6 marzo 2016

Plumcake al cioccolato



Vecchia ricetta rimaneggiata per il mio amico Cristiano..trova della marmellata d'arance amare e diventa una colazione perfetta!

Ingredienti:
  • 2 uova
  • 180 gr di miele (1 cucchiaio=50gr)
  • 200 gr di farina
  • 1 tazzina da caffè di olio d'oliva
  • 1 bustina di lievito
  • 40 gr di cacao amaro
  • 1 cucchiaio di cannella in polvere
  • 1/2 bicchiere di latte
  • 1/2 bicchiere di succo d'arancia
Sbattere le uova  con il miele fino a formare una crema corposa. Aggiungere il mezzo bicchiere di latte e il mezzo bicchiere di succo d'arancia, mescolare e unire la cannella, la tazzina d'olio e piano piano il cacao e la farina con il lievito. Amalgamare bene il composto. Imburrare ed infarinare uno stampo da plum cake e versarvi il composto, battere delicatamente per eliminare eventuali vuoti. Cuocere in forno a 180 per circa 40'...servire con della confettura all'arancia..

Song: "On melancholy hill" Gorillaz



La canzone è stata originariamente scritta da Damon Albarn  durante la produzione dell'album The good the bad and the queen della band ancora senza nome.

 Damon Albarn e il fumettista Jamie Hewlett ( Thank Girl ) crearono i Gorillaz nel 1998 durante la loro convivenza in un appartamento sulla strada di Westbourne Grove a Notting Hill. L'idea nacque mentre i due stavano guardando MTV, «se guardate MTV troppo a lungo, è un po' un inferno, non c'è nessuna sostanza. Così abbiamo avuto quest'idea della cartoon band, qualcosa che sarebbe valsa la pena di commentare», disse Hewlett. 
La band è costituita da quattro personaggi tratti dai cartoni animati: 2D, Murdoc, Noodle e Russel. Dal 2010 al 2011 è stato aggiunto un quinto membro, Cyborg Noodle. 
"On Melancholy Hill - è quella sensazione, quel luogo, che si raggiunge solo poche volte nella vita, è come quando date la vostra anima a qualcuno. È bello rompere l'album con qualcosa di un po' più leggero. » Ha dichiarato Albarn.
La melodia e il verso "but you can get me" sono ispirati alla canzone dei The Beatles And Your Bird Can Sing.