Pagine

domenica 6 settembre 2020

Spaghetti con melanzane e crema di burrata.

 


“ E poi però arriva sempre il rompiscatole che alle ventitrè e trenta circa dice con sentimento sincero (oltretutto): per me il vero inizio anno è a settembre, perché è a settembre che davvero si ricomincia. E mina definitivamente tutti gli sforzi che abbiamo fatto.” (Francesco Piccolo “Momenti Trascurabili vol.3” Enaudi ). Ecco, io faccio parte di quei rompiscatole. Da sempre ho considerato settembre come il mese delle possibilità: si ricomincia, si torna al lavoro e a quei progetti che abbiamo lasciato in stand by per i tre mesi estivi. Anche quando andavo a scuola l’idea di iniziare un nuovo anno non mi ha provocato angoscia ma al contrario trovavo bellissimi i quaderni con le pagine intonse e vivevo con curiosità e speranza l’inizio del nuovo anno scolastico..anche se tutto l’entusiasmo si spegneva inesorabilmente con l’inizio del secondo quadrimestre. Ma in questo settembre che inizia ritorno ad occuparmi delle cose che amo di più: la musica e il cibo..è da molto che non scrivo sul blog e direi che è arrivato il momento di ricominciare con una ricetta che amo molto: gli spaghetti con melanzane e crema di burrata. E’ una ricetta semplice, con pochi ingredienti ma di una bontà incredibile..e mentre la preparo ascolto una canzone che ben si adatta alla mio stato d’animo di queste settimane settembrine.

Ingredienti:

  • 300 gr spaghetti
  • 250 gr burrata
  • q.b. olio extravergine d’oliva
  • 50 gr basilico
  • 60 gr pinoli
  • 2 pomodori maturi
  • 2 melanzane
  • q.b.pepe
  • q.b. sale


Tagliare le melanzane a fette abbastanza spesse, adagiarle su un piatto e cospargerle con un po' di sale. Trascorsi 30 minuti sciacquare le melanzane sotto l’acqua corrente, asciugarle e tagliarle a striscioline . Eliminare la buccia dei pomodori immergendoli per alcuni minuti in acqua calda , eliminare i semi e tagliarli a strisce sottili e uniformi. Frullare la burrata insieme al basilico, sale pepe e tenere da parte il composto. Cuocere gli spaghetti in acqua bollente salata. In una padella scaldare un filo di olio extravergine d’oliva, aggiungere i pomodori e le melanzane, salare, pepare e aggiungere mezzo mestolo d’acqua della pasta se si dovessero asciugare troppo. Scolare qualche minuto prima del tempo di cottura indicato e mantecare in padella aggiungendo la crema di burrata e basilico e i pinoli precedentemente tostati. Mantecare a fuoco spento.


Song: "Feelin'good" Nina Simone

 

"Birds flying high, you know how I feel ..." Nina Simone inizia a cantare e ci incanta con con la profondità della sua voce…. “Fellin’good” nasce dal musical The Roar of the Greasepaint - The Smell of the Crowd del 1964, scritto ed interpretato da Anthony Newley con parole di Leslie Bricusse. Nina Simone ha registrato "Feeling Good" per il suo album “I Put A Spell On You” del 1965. La Simone e il produttore di Brooklyn Hal Mooney hanno deciso di eliminare l’ intro originale per lasciare solo la sua voce nuda, lasciando l’ascoltatore intrappolato in una sorta di tensione, di attesa, per poi travolgerlo con una raffica di ottoni roboanti. Il resto della canzone, con il suo piano staccato come contrappunto, è altrettanto irresistibile. Senza alcun dubbio la voce di Nina è di gran lunga la parte più potente del pezzo. Ha un'incomparabile quantità di personalità e realismo nella sua voce, come se il suo cuore e la sua anima uscissero da ogni parola che canta. Il suo perfetto controllo, la sua eccellente enfasi sulle sillabe e ogni tecnica che impiega sono incredibili. Dall’interpretazione di Nina Simone di Feelin’Good sono nate le cover di molti gruppi tra cui i Traffic , Michael Bublé , John Coltrane , George Michael , Eels , Joe Bonamassa, EDEN e  Muse, anche se a mio parere la sua versione di questo brano è inarrivabile.

Gli uccelli volano in alto, sai come mi sento

Il sole è nel cielo, sai come mi sento

Le canne sono trasportate dalla corrente, sai come mi sento

E'una nuova alba

E'un nuovo giorno

E'una nuova vita

Per me

E'una nuova alba

E'un nuovo giorno

E'una nuova vita

Per me

E mi sento bene






lunedì 8 giugno 2020

Peperoni dolci ripieni.


“Come mi piacciono le cose piccole..sono le cose più difficili da fare le cose piccole, raccontano la cura..”
Questa è una frase tratta dal film “Figli” diretto da Mattia Torre, un regista geniale e acuto che purtroppo ci ha lasciati troppo presto. E’ vero che  le cose piccole fanno la differenza perché racchiudono qualcosa di breve e irripetibile. La cura dei dettagli, la ricerca degli ingredienti giusti, delle proporzioni. Perché quello che si mangia deve appagare tutti i sensi, non solo il gusto. E quindi quando al supermercato ho visto questi piccoli peperoni dolci ho subito immaginato di perdermi nella cura della loro preparazione, lasciandomi guidare dalle mani e dall’ispirazione, senza fretta. E riflettendo  alle cose piccole il pensiero non può non andare alla mia collezione di 45 giri, piccoli tesori che scandiscono i momenti della mia giornata. Quindi ora metto sul piatto “If I Feel” dei Beatles e inizio a cucinare per voi.

Ingredienti:
9 peperoncini (dolci)
4 fette di pan carrè
1 manciata di olive verdi
100 gr di ceci in scatola
1 ciuffo di prezzemolo
2-3 cucchiai di parmigiano (grattugiato)
q.b. di olio d'oliva (extravergine)
q.b. di sale
q.b. di pepe

 Accendiamo il forno a 180°.  Iniziamo a sbriciolare il pane in una ciotola, aggiungiamo le olive tagliate a pezzetti, il prezzemolo, aggiungiamo anche il parmigiano grattugiato, un filo d'olio, sale e pepe. Frulliamo i ceci con il minipimer, con un filo d'olio e aggiungiamoli al ripieno.  Amalgamare bene tutto.
Tagliamo la calotta superiore dei peperoni e delicatamente svuotiamoli dai semini interni, poi laviamoli e riempiamoli con il composto preparato in precedenza. Sistemiamo i peperoncini su una teglia rivestita con della carta forno, irroriamoli con un filo d'olio e inforniamoli 15-20 minuti circa.

Song: “If I Feel” The Beatles



Tra il 15 gennaio e il 4 febbraio 1964, i Beatles alloggiarono nell'esclusivo Hotel  George V di Parigi, durante la loro serie di concerti al Teatro Olympia. Sapendo che il loro film in uscita avrebbe avuto bisogno di nuovo materiale originale, avevano chiesto un pianoforte verticale nella suite allo scopo di scrivere queste canzoni. E “If I Fell” venne scritta qui.  John la considerava “a silly love song” , quasi a giustificare il fatto che uno come lui, ironico e pungente, potesse avere un lato romantico. Forse a causa della sua recente infatuazione per Bob Dylan , John Lennon iniziò a sperimentare una scrittura lirica più espressiva e persino autobiografica .Il testo della canzone venne scritto in aereo,  su un biglietto si San Valentino, che verrà poi battuto all’asta negli anni ’80 per ben 7800 sterline . If I Fell è indubbiamente e di gran lunga una delle composizioni più autorevoli del primo periodo beatlesiano. Il testo, spesso frettolosamente giudicato, è in realtà più curato della maggior parte delle altre canzoni dei Beatles di quegli anni.  Come accadrà sempre nei lavori più maturi di Lennon, le parole sposano molto efficacemente la musica, riuscendo a trasmettere con grande espressività il dilemma interiore di chi vorrebbe intraprendere una nuova storia, ma esita perchè quella precedente non è ancora del tutto finita. I colpi di scena lirici di questa canzone, che coinvolgono la contemplazione di entrare in una seconda relazione mentre si è ancora coinvolti con qualcun altro, erano abbastanza discutibili, specialmente per il clima musicale nel 1964. Ma i Beatles, erano abituati ad assumersi dei rischi. Probabilmente, questo è stato uno dei primi. Nelle esibizioni live era quasi impossibile riuscire a sentire le parole della canzone a causa delle urla delle fan. A me questa canzone piace moltissimo, come tutte le interpretazioni vocali di John Lennon dei primi dischi , prive di quegli  effetti sonori che sperimenterà successivamente. Anche in questo caso, come dicevo all'inizio del post, per me vale il concetto "less is more": non sempre servono grandi artifici per rendere speciale un prodotto, che sia musica, cibo o qualsiasi altra cosa, quello che conta è la cura nei piccoli dettagli.


domenica 26 aprile 2020

Latte alla portoghese.



Questa ricetta me l’ha mandata la mia amica Giovanna ed è veramente molto molto semplice, tanto che questa volta a prepararla è stato mio figlio Damiano, che ha 7 anni. Quindi il mio compito questa domenica è solo quello di parlarvi dei retroscena di una delle mie canzoni preferite mentre mi gusto questo fantastico latte alla portoghese!

Ingredienti:

(per ogni uovo un bicchiere di latte e un cucchiaio di zucchero))

  • 4 uova
  • 500 ml di latte
  • 4 cucchiai di zucchero

Per il caramello:

  • 5 cucchiai di zucchero e tre d’acqua


Sbattere le uova intere con lo zucchero e aggiungere il latte. Preparare il caramello : mettere in un pentolino d'acciaio 5 cucchiai di zucchero aggiungendo tre cucchiai d’ acqua.  Cuocere a fuoco moderato, mescolando continuamente per far sciogliere lo zucchero e lasciar bollire. Lo zucchero comincerà a caramellare non appena l'acqua inizierà ad evaporare, toglietelo dal fuoco quando diventerà color ambra. Per fare il latte alla portoghese potete usare uno stampo grande o come nel mio caso, stampi piccoli. Mettere il caramello nel fondo dello stampo e poi versarvi il composto preparato in precedenza. Mettete lo stampo grande o i piccoli in una teglia vuota e riempitela per metà con acqua, di modo che il latte cuocerà a bagnomaria. Infornate a 160° per un’ora.

Song: "Jimmy Mack" Martha Reeves & the Vandellas


Se le Marvelettes sono state il primo gruppo di ragazze di successo ad emergere da Motown, e le Supremes  le più popolari,  Martha Reeves & the Vandellas erano forse le più interessanti, combinando parti uguali di voce da coro evangelico e ironia giocosa. Il contralto senza fronzoli di Martha Reeves, che ha trasformato un brano leggero come “Dancing In The Street” in un manifesto alla rivolta nelle strade, è stato incorniciato dal soprano di Rosalind Ashford e dal contralto di Annette Beard (in seguito Betty Kelly). Il loro regno potrebbe non essere durato a lungo, ma nell'anno o due tra il declino delle Marvelettes e l'ascesa delle Supremes, le Vandellas furono le regine di Motown. Tra i loro successi più noti ci sono appunto “Dancing in the street”, “Nowhere to run”, "Heat Wave"  e “Jimmy Mack”, la canzone di cui oggi vorrei parlarvi. Lamont Dozier è stato ispirato a scrivere "Jimmy Mack" dopo aver partecipato a una conferenza in cui la madre del cantautore Ronnie Mack ha accettato un premio postumo a nome del figlio, morto per linfoma a 23 anni. Ma chi era Ronnie Mack? L’amore per la musica in Ronald Agustus Macknacque molto presto, già a tre anni suonava il pianoforte. Era autodidatta e suonava a orecchio. Non ha mai preso lezioni di musica, aveva un talento naturale. All'età di circa 17 anni Ronnie scriveva canzoni e ne ha scritta una intitolata "Puppy Love". Ha venduto quella canzone per circa $ 25,00, è diventato un grande successo interpretato da Little Jimmy Rivers and The Tops. Il sogno più grande di Ronnie era fare musica e nel 1963 il sogno divenne realtà. Mette insieme  un gruppo di ragazze ,The Chiffons e scrive per loro una canzone che è diventata una delle più ascoltate al mondo: " He So Fine ". Ma purtoppo la sua vita finì troppo presto e il mondo della musica soul perse un autore di grande bravura. L'eroina di "Jimmy Mack" descritta da Lamont Dozier non è preoccupata che il suo impegno per il suo amore sia troppo forte, ma che stia svanendo. Quando canta, "Jimmy Mack, è meglio che ti affretti a tornare", è sia una richiesta per il suo ritorno sia un avvertimento implicito: non si siederà in giro e aspetterà per sempre. Forse è per questo che, nonostante tutti i suoi vertiginosi handclap e le  armonie cinguettanti, "Jimmy Mack" ospita un’idea sotterranea di tragedia repressa. Dopotutto, la canzone non afferma mai dove sia andato Jimmy Mack o anche se potrebbe davvero tornare. "Jimmy Mack" è stato registrato nel 1964, ma Gordy lo rifiutò in uno dei suoi leggendari incontri sul controllo della qualità. Diceva che suonava troppo “Supremes”. Accettò di pubblicarlo qualche mese dopo  e l 'uscita ritardata della canzone ha aggiunto inavvertitamente un altro livello di intensità. Nel marzo del 1964, quando le Vandellas avevano registrato "Jimmy Mack", la presenza americana in Vietnam era ancora agli inizi. Quell'agosto, tuttavia, la risoluzione del Golfo del Tonchino diede al presidente Johnson l'autorizzazione a intensificare il coinvolgimento militare degli Stati Uniti. Quando "Jimmy Mack" fu pubblicato nel 1967, circa mezzo milione di truppe statunitensi erano di stanza nel sud-est asiatico. Proprio come "Dancing in the Street" era diventato un inaspettato inno ai diritti civili, "Jimmy Mack"  era un pensiero per soldati di stanza all'estero che si chiedevano per quanto tempo i loro cari avrebbero resistito per il loro ritorno e se avrebbero mai avuto la possibilità di scoprirlo. Forse è stata questa tempestività accidentale che ha reso un grande successo "Jimmy Mack", o forse è stato solo quel magico tocco Holland-Dozier-Holland. In entrambi i casi, "Jimmy Mack" ha superato le classifiche R&B di Billboard, diventando il secondo numero 1 delle Vandellas (dopo "Heat Wave" tre anni prima), ed è salito al numero 10 della Hot 100. Ma "Jimmy Mack" segnò anche la chiusura di un'era per le Vandellas. Sarebbe stata la loro collaborazione finale con HDH, che avrebbe lasciato Motown poco dopo per iniziare le proprie etichette, Invictus e Hot Wax . Forse come risultato inevitabile, "Jimmy Mack" è stato anche l'ultimo successo pop dei Top 10 delle Vandellas.


domenica 5 aprile 2020

Muffin salati alle verdure.


Oggi ho preparato dei muffin salati con le verdure che avevo in frigorifero : è una ricetta semplicissima, da poter variare a vostro piacimento, con la verdura che avete a disposizione..via libera alla fantasia!

Ingredienti:

  • 200 gr di farina 00
  • 1 zucchina
  • 1 carota
  • 3 ciuffi di broccolo
  • 2 pomodori
  • 1 cipolla
  • 1 spicchio d'aglio
  • 2 uova
  • 1 bicchiere di latte
  • 3 cucchiai di parmigiano grattugiato
  • Mezzo cucchiaino di bicarbonato
  • Mezzo bicchiere di olio di semi
  • Olio extravergine d'oliva
  • Sale
  • Pepe.
Lavate e pulite le verdure, tagliatele a cubetti e mettetele a soffriggere in padella con l'aglio , mezzo bicchiere d'acqua e due cucchiaio d'olio. Salate e pepate. Quando si saranno ammorbidite togliete dal fuoco e preparate l'impasto dei muffin unendo gli ingredienti secchi (con un pizzico di sale ) a uova, olio di semi, latte e formaggio grattugiato. Amalgamate per  bene incorporate le verdure. Dividete l'impasto in 9 pirottini da muffin e cuocete in forno a 200° per 20 minuti.

Song : The Shop Shop Song (it's in his kiss) Betty Everett.


Nel dicembre del 1990 uscì una commedia molto carina che aveva per protagoniste Cher, Winona Rider e una piccolissima Christina Ricci, il titolo era “Mermaids-Sirene”. Il film aveva una colonna sonora di tutto rispetto, c’erano brani di Frankie Vally and the Four Season, Smokey Robinson. Lesley Gore, Jimmi Soul e “The Shop Shop Song (IT’s in His Kiss)” di Betty Everett, intrepretata da Cher e ballata in modo delizioso dalle tre protagoniste del film. Come molte pioniere del soul al femminile, Betty Everett  aveva nove anni quando iniziò a cantare e suonare il pianoforte in chiesa, a Greewood. A 18 anni, assieme centinaia di migliaia di operai neri scacciati dal delta dalla repressione economica e sociale, emigrò a fiume con la sua famiglia a Chicago, dove tentò di affermarsi tra i club e le etichette discografiche con sede nelle comunità nere in rapida espansione della città . Fu solo nel 1963, quando firmò con l'etichetta Vee-Jay, che ottenne un successo più ampio. Fondata nel 1953  da Vivian Carter e James Bracken la Vee-Jay ha preceduto l'operazione Motown di Berry nella diffusione commerciale della musica nera che dal gospel mutò in soul. La  Everett registrò I'm No Good, il suo primo singolo, nell’estate del 1963. Anche se "I'm No Good" non è riuscito a raggiungere la Top 50 in quel momento, è stato una delle canzoni preferite da molti musicisti. Nel corso degli anni è diventato un punto fermo del rock and roll, ed è stato interpretato da artisti del calibro di Swinging Blue Jeans, Linda Rondstadt e molti altri.  In quegli anni anche altre cantanti soul di prima generazione stavano facendo i loro primi passi, tra cui Mary Wells , Barbara Lewis , Doris Troy  e Brenda Holloway . Ma Betty è riuscita a farsi spazio tra questi grandi nomi nel 1964,  grazie alla sua interpretazione di “The Shop Shop Song (it’s in his kiss)” brano registrato l’anno prima da Merry Clyton  e poi da Ramona King del gruppo doo-wop The Fairlanes . Fu Betty Everett che portò la canzone in alto nelle classifiche, vendendo oltre il milione di copie. La canzone ha ricevuto il suo nome grazie alla voce di backup che canta "shoop shoop shoop ..." Queste parole incomprensibili vengono ascoltate ogni volta che la frase "If you wanna know if he loves you so" viene cantata. La versione di Betty Everett si è distinta in gran parte grazie all'assolo di xilofono , uno strumento che non si sente molto spesso in una canzone pop. Quando questa canzone appare improvvisamente in un film o passa alla radio io non posso fare a meno di cantarla, perché alla fine la cara Betty aveva ragione: per noi ragazze un bacio dato bene è la prova d’amore più importante!

Does he love me, I want to know
How can I tell if he loves me so
Is it in his eyes, oh no you'll be deceived
Is it in his eyes, oh no you'll make believe
If you want to know, if he loves you so
It's in his kiss
That's where it is, oh yeah
Or is it in his face, oh no it's just his charm
In his warm embrace, oh no that's just his arm
If you want to know, if he loves you so
It's in his kiss
That's where it is, oh it's in his kiss
That's where it is, oh-oh
Kiss him and squeeze him tight
And find out what you want to know
If it's love, if it really is
It's there in his kiss
How 'bout the way he acts, oh no that's not the way
And you're not listening to all I say
If you want to know, if he loves you so
It's in his kiss, that's where it is
Oh yeah it's in his kiss,…


domenica 29 marzo 2020

Cotolette di finocchi e provola.




La settimana scorsa mi è stata chiesta una ricetta semplice e "salata" dalla mia amica Chiara di Mestre. Ho aperto il frigo e ho tirato fuori gli ingredienti più semplici che ho trovato: finocchi, formaggio, uova e parmigiano. Ho messo tutto insieme e sono uscite fuori queste cotolette, molto facili ma altrettanto gustose!

Ingredienti
  • 2 finocchi
  • 2 uova
  • pangrattato
  • 10 fette di provola
  • parmigiano reggiano grattugiato q.b.

Tagliate i finocchi a fette di 5-7 mm con un coltello, avendo cura di non rimuovere la parte inferiore in modo che le varie foglie restino unite in una sola fetta. Cuocetele in acqua bollente salata per 10 minuti, quindi scolatele delicatamente e tenetele da parte. Adagiate una fetta di provola su ciascuna fetta di finocchio. Passatele nell'uovo sbattuto. Ricopritele di pangrattato che avrete mescolato con il parmigiano reggiano grattugiato. Ripetete l'operazione una seconda volta in modo da ottenere una panatura uniforme e croccante. Adagiate le cotolette di finocchi su una teglia rivestita di carta forno e cuocetele a 220° per 20-25 minuti girandole a metà cottura. Quando risulteranno dorate sfornatele e servitele ben calde.

Song: "Tamburine Man" The Byrds


Se avessi una macchina del tempo, uno dei luoghi che visiterei per primo sarebbe sicuramente la “Swinging London”; appena arrivata andrei a Kings Road da Bazaar e comprerei una minigonna, per poi andare ad un concerto dei Beatles. Ma quello che per me è stato sicuramente uno dei momenti musicali più belli della storia,come venne vissuto in America? Nel 1964 sembrava che tutti i più grandi successi nelle classifiche pop americane provenissero da band britanniche. Sin dalla prima apparizione fondamentale dei Beatles all’ Ed Sullivan’s show, nel febbraio del 1964, le coste americane erano state inondate da un flusso costante di bande inglesi con abiti coordinati, tagli di capelli alla moda, accenti accattivanti e melodie orecchiabili. Ma le band del Regno Unito non hanno completamente eclissato gli americani durante questo periodo. Le (mie!) Supremes, per esempio, avevano raggiunto la vetta delle classifiche statunitensi con cinque singoli consecutivi nel 1965, e “You have Lost That Lovin 'Feelin'” dei Righteous Brothers era in cima alle classifiche all'inizio del 1965.Il successo britannico fu abbastanza significativo, tuttavia, per costringere il business musicale americano a ricalibrarsi. Nell'estate del 1965, era in atto una rivoluzione della musica pop americana e l’inno di questo movimento era il singolo di successo dei Byrds, “Mr Tambourine Man”. Registrata a Hollywood nel gennaio del 1965, la storia di questa canzone, delle sue influenze e del suo folle successo, è la storia del ritorno dell'America in una lotta transatlantica per il dominio del pop. Nel 1964, Bob Dylan era principalmente conosciuto come un cantautore e Jim Dickson, il manager dei Birds fu in grado di ottenere una registrazione inedita di Dylan mentre eseguiva la sua canzone. Dickson credeva nella musica di Dylan ed era convinto che questa fosse  la canzone di cui aveva bisogno il suo nuovo gruppo. I Byrds , che allora si chiamavano Jet Set iniziarono a lavorare su “Mr Tambourine Man” nell'autunno del 1964 : il primo arrangiamento prevedeva voci di armonia, percussioni e chitarre acustiche, molto in stile folk. Mancava il jingle-jangle della chitarra elettrica a 12 corde del marchio Rickenbacker, che arrivò dopo che McGuinn , ispirato dalla visione di George Harrison in “A Hard Day’s Night” ha scambiato un paio di chitarre per poterla comprare. Il marchio di apertura della chitarra di "Mr Tambourine Man" è stato realizzato da Roger McGuinn, che si è ispirato al “ Jesu Bieber meine Freude" di JS Bach Quando ha suonato quell’entrata sulla 12 corde elettriche, è nato il classico jingle jangle del folk rock.  I Byrds firmarono per la  Columbia Records nel novembre del 1964, in parte su raccomandazione del musicista jazz Miles Davis. L'etichetta, tuttavia, non credeva nella capacità dei giovani musicisti di offrire una registrazione adeguatamente professionale nel tempo richiesto in studio. Quindi i produttori si sono rivolti ai migliori musicisti di studio a Los Angeles, un gruppo di abili musicisti popolarmente conosciuti come Wrecking Crew . I membri della Wrecking Crew avevano suonato in molti dei successi di gruppi femminili usciti da Los Angeles negli anni '60. Questi musicisti hanno anche suonato durante le sessioni dei Beach Boys e, secondo Roger McGuinn, alcuni dei musicisti della sessione di Mr Tambourine Man avevano suonato in “ Don't Worry Baby” dei Beach Boys. (All'epoca, era pratica comune per i gruppi usare musicisti di studio nelle loro registrazioni.) In effetti, McGuinn è l'unico membro dei Byrds a suonare nella prima incisione di "Mr Tambourine Man". E fu lui a chiedere a questi musicisti di ricreare il groove di quel singolo dei Beach Boys. Tambourine Man ha segnato l'inizio della risposta folk-rock americana all'invasione britannica. Columbia ha ritardato l'uscita del singolo per evitare la concorrenza con gli altri dischi dell'etichetta, quindi il Mr Tambourine Man è apparso nella primavera del 1965, entrando nella Top 40 di Billboard il 5 giugno. E chi la fa, l’aspetti: a giugno, Tambourine Man è entrato nelle classifiche del Regno Unito, salendo al numero uno a metà luglio, soppiantando gli Hollies . I Byrds hanno impostato una canzone di Dylan su una battuta dei Beach Boys usando una chitarra dei Beatles per suonare un intro influenzato da Bach, mentre registravano con una band di studio che era abituata a suonare hit da girls band..La musica risultante , un melting pot stilistico , lanciò una vivace difesa delle classifiche americane che presto sarebbero state unite dallo stesso Dylan, insieme a Sonny e Cher, The Loving Spoonful, The Turtles, Mama’s and Papa’s, Simon e Garfunkel e Barry McGuire. Il folk rock non era l'unico stile americano in cima alle classifiche a metà degli anni '60: Motown continuò la sua corsa di successo e l'anima meridionale - evidenziata da Otis Redding e Wilson Pickett - si unì alla mischia. Nel frattempo, la musica da surf dei Beach Boys divenne sempre più ambiziosa e influente, e Paul Revere e i Raiders guidarono un assalto musicale più duro sull'invasione britannica, segnando una serie di singoli di successo. Ma quando i fuochi d'artificio del 4 luglio scoppiarono nell'estate del 1965, la meteorica ascesa musicale di "Mr Tambourine Man" fu il primo chiaro segnale che i gruppi americani erano tornati in gioco per sempre.

domenica 15 marzo 2020

Dorayaki di Damiano.



In questi giorni molto difficili l'unica cosa che possiamo fare è restare a casa e cercare di combattere il senso di impotenza e la paura. Come? Non ne ho idea, posso solo raccontarvi quello che faccio io:
1) Dopo anni di completa inattività ho ricominciato a fare yoga e con grandissima soddisfazione posso ammettere di non essere la cariatide che immaginavo
2) Ascolto tanta musica : vinili ma anche la radio (Capital) 
3) Leggo : ho sistemato tutti i vecchi libri nella nuova libreria e ho scoperto alcune chicche da leggere e rileggere
4) Guardo film
5)Studio con mio figlio, e se non fosse che litighiamo quasi sempre,  sarebbe anche divertente
6) Cucino tantissimo. E insegno a Damiano come si cucina. 
Il punto 6 non è una grande novità nella mia routine quotidiana ma in questi giorni ho quello che di solito mi manca quando mi metto a cucinare : il tempo. Quindi ogni giorno ci mettiamo in cucina e spiego le mie ricette a mio figlio di 7 anni che in questi giorni è diventato bravissimo a preparare il minestrone, le lasagne, i biscotti, e le melanzane alla parmigiana. Per questo motivo, questa volta sarà lui a cucinare la ricetta della domenica e a scegliere il disco che l'accompagnerà..iniziamo!

Ingredienti:


  • 200 g di farina 00
  • 180 g di zucchero a velo
  • 75 ml di latte a temperatura ambiente
  • 1/2 bustina di lievito per dolci (8 g)
  • 3 uova a temperatura ambiente
  • 1 cucchiaio di miele
  • olio di semi
Per farcire:
  • crema alle nocciole e cioccolato
Come ben saprete i dorayaki sono i famosi dolcetti giapponesi di cui Doraemon è ghiotto e si preparano così:
In una ciotola sbattete molto bene le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Unite il miele, la farina e il lievito ben setacciati. Girate con una frusta.
Aggiungete il latte a filo, sempre mescolando. Dovrete ottenere una pastella densa che farete riposare a temperatura ambiente e coperto con la pellicola alimentare per circa 20 minuti. Riscaldate una padella antiaderente appena unta di olio e versatevi al centro una piccola quantità di pastella. Fate cuocere a fuoco basso fino a quando si saranno formate delle bolle sulla superifcie. Girate e proseguite la cottura.
Farcite i dorayaki apponendo un cucchiaio di crema di nocciole e cioccolato al centro di metà dei pancake dal lato meno cotto. Chiudete con quelli restanti facendo in modo che la parte più cotta resti in alto. Servite subito.

Song: " Sono Solo Canzonette" Edoardo Bennato



Per accompagnare i suoi dorayaki Damiano ha scelto uno dei suoi vinili preferiti, "Sono Solo Canzonette" di Edoardo Bennato, il primo disco che gli ho regalato. Il titolo a questo album sembra che  sia stato suggerito al bravissimo Bennato nientemeno che Enzo Jannacci. I due stavano registrando negli stessi giorni in Brianza, in due studi comunicanti. Il mixer dello studio in cui stava registrando Bennato era completamente coperto di nastri di scotch bianco che impedivano di toccare i faders , con tanto di cartello con su scritto  “NON TOCCARE!“. Jannacci, ironicamente , sotto quel “non toccare”  scrisse: “sono solo canzonette”..una presa in giro a tanta paranoia. Bennato ne fu divertito e decise di lavorare su quella frase, e alla fine realizzò l'album più venduto della sua carriera. Come saprete si tratta di un concept album che  si ispira  alla favola di Peter Pan e con semplicità  Bennato smitizza la figura del cantautore come profeta politico o istigatore di masse ben sapendo che, in realtà, le loro parole sono state fondamentali per i giovani. Quelle che lui scrive  "sono solo canzonette" ,otto tracce che spaziano tra il rock e il blues, nate dalla voglia di comunicare il suo pensiero con allegria , distogliendo la mente dai problemi e regalando un pò di  spensieratezza senza escludere la possibilità di riflettere. Non sono trattati politici nè esortazioni di ribellione ma semplici espressioni di un'arte quale è la musica. Perchè alla fine il mondo nell'Isola che non c'è non è tanto diverso dal nostro: ci sono i prepotenti che fanno la voce grossa  come capitan Uncino, i servi ubbidienti, per i quali è più importante avere il bicchiere sempre pieno che aver studiato, come Spugna e i ribelli come Peter, che non vogliono crescere , non vogliono vivere in un mondo in cui non è più possibile essere semplicemente felici, innocenti. Per Bennato le favole «sono state le piattaforme per parlare delle contraddizioni della società, della doppiezza della gente, specie i politici, della pressappocaggine e della grettezza imperante, senza però fare moralismi, senza sembrare retorico. In questo senso è nata la mia "trilogia" fiabesca, dal Pinocchio di "Burattino senza fili" al Peter Pan di "Sono solo Canzonette" fino alla "Fantastica storia del Pifferaio magico". Il messaggio è sempre lo stesso, perché la società è sempre la stessa, i padroni anche. Le favole sono il mezzo per parlarne. L'unica differenza è che nelle favole spesso i cattivi diventano buoni. Nella realtà no». (Edoardo Bennato: Peter Pan anch’Io  L’isola come fuga dalla realtà, Napoli e le canzoni impegnate di Natascia Galeno | Interviste Esclusive)
 Dentro questo album i testi sono pungenti e chiari, così da prestarsi a diversi livelli di lettura : un bambino ne coglie la magia che lo fa entrare nella favola, un adulto riesce a respirare la tensione e il fermento della società italiana di fine anni 70. A me fa venir voglia di cantare e sono felice di poterlo fare assieme a mio figlio.








domenica 9 febbraio 2020

Panzerotti di riso della Ienza.


Il carnevale. Da bambina lo amavo infinitamente perchè mi permetteva di trasformarmi nei miei personaggi preferiti. Quindi nel corso degli anni sono diventata l'ape Maja, Lady Oscar, l'infanta imperatrice de "La Storia Infinita" interpretando il ruolo con la massima serità:  non ero semplicemente travestita, ero il personaggio. E mia madre, con estrema pazienza,  mi accompagnava a tutte le sfilate di carnevale della zona ma la mia preferita era quella di San Terenzo, dove c'erano i carri su cui i bambini potevano salire. Finita la festa andavamo a casa di mia nonna Ienza a mangiare i panzerotti di riso dolci che preparava per l'occasione. Non ho mai capito se mia madre amasse il carnevale, in realtà da piccola non mi sono mai posta il problema, ma ora che ho un figlio e tocca a me portarlo alle feste di carnevale non posso non ammirarla. Perchè da madre, il carnevale lo detesto. Non sopporto tutta la confusione, la brutta musica e i coriandoli che ti tirano negli occhi. Poi penso a lei, che mi guardava con gli occhi pieni d'amore mentre ero sul carro , nascondo il Grinch che c'è in me e sfodero il migliore dei sorrisi per Damiano, pensando ai panzerotti che ci aspettano a casa!

Ingredienti:

  • 250 g farina
  • 100 g zucchero
  • buccia di un limone grattuggiata
  • 1 uovo
  • 2 cucchiai di vino bianco
  • 2 cucchiai di latte,sale
  • 30 g di burro

per il ripieno

  • 200 g riso
  • 400 cl latte
  • 100 g zucchero
  • cannella
  • 50 gr di uvetta
  • 2 uova

Bollire il latte con lo zucchero aggiungere la scorza grattugiata del limone, il riso, la cannella e portare a cottura. Ammollare l'uvetta in una tazza con acqua.
Preparare l'impasto setacciando la farina,unendo,zucchero,burro fuso,uovo,vino bianco,latte sale.
Mettere il riso cotto in una ciotola, unire le due uova e l'uvetta strizzata, girare bene
Stendere la pasta con il mattarello, dividerla in due sfoglie. Intervallare delle noci di ripieno a distanza di qualche cm l'una dall'altra e coprire con un'altra sfoglia.
Tagliare con la rotellina,schiacciare bene i lati con la forchetta. Friggere in abbondante olio di semi e una volta raffreddati spolverare con zucchero a velo.

Song : "La Banda" Mina.



Mentre mangiate i panzerotti,  vorrei farvi ascoltare una canzone che mi mette tanta allegria,  "La Banda" nell'interpretazione di Mina. Ma la canzone è stata scritta da  Chico Buarque De Hollanda  negli anni del colpo di stato militare in Brasile, dove si instaurò una dittatura crudele fra il 1964 e il 1985. Buarque era fra i più noti artisti che animarono la resistenza civile  e compose "A Banda" nel 1966 inserendola nell’album che porta il nome del cantautore, un anno prima di essere arrestato e due anni prima di recarsi in esilio in Italia." A Banda" è un canto civile che racconta della disperazione, della paura e della solitudine presenti nella società brasiliana e nello stesso tempo della sua forza interiore e dell’entusiasmo che in quel grande paese vengono liberati dalla musica.Viene descritto il passaggio di una banda musicale in un piccolo villaggio dove tutti dimenticano i problemi quotidiani per ascoltarla. Ma poi la banda passa e la vita ritorna come prima con tutte le sue difficoltà. Antonio Amurri, (l'autore di due libri che ho amato moltissimo da ragazzina, "Piccolissimo" e "Famiglia a carico") ha tradotto il brano per Mina che lo portò al successo in Italia nel 1967. E ora non resta che cantarla!

Una tristezza così
non la sentivo da mai
ma poi la banda arrivò
e allora tutto passò
volevo dire di no
quando la banda passò
ma il mio ragazzo era lì
e allora dissi di si
e una ragazza che era triste
sorrise all’amor
ed una rosa che era chiusa
di colpo sbocciò
ed una flotta di bambini festosi
si mise a suonare come fa la banda
e un uomo serio il suo cappello
per aria lanciò
fermò una donna che passava
e poi la baciò
dalle finestre quanta gente spuntò
quando la banda passò
cantando pace ed amor
Quando la banda passò
nel cielo il sole spuntò
e il mio ragazzo era lì
e io gli dissi di si
La banda suona per noi
La banda suona per voi
la..la..la..la..la..la..la
la..la..la..la..la..la..la
E tanta gente dai portoni
cantando sbucò
e tanta gente in ogni vicolo
si riversò
e per la strada
quella povera gente marcia felice
dietro la sua banda
Se c’era uomo che piangeva
sorrise perché
sembrava proprio che la banda
suonasse per lui
in ogni cuore la speranza spuntò
quando la banda passò
cantando cose d’amor
La banda suona per noi
La banda suona per voi
la..la..la..la..la..la..la
la..la..la..la..la..la..la
La banda suona per noi
La banda suona per voi
la..la..la..la..la..la..la
la..la..la..la..la..la..la
la..la..la..la..la..la..la
la..la..la..la..la..la..la


                                                             Francesca "Lady Oscar" 1982

domenica 26 gennaio 2020

Tortnini di patate con cardi alle acciughe.



Se c'è una cosa che non mi piace è andare a fare shopping. In realtà non sono proprio capace..dentro ai negozi mi confondo, non mi piace la musica che sento e ancora meno i vestiti che vedo, quindi ogni volta che ci provo esco a mani vuote e..vado a comprare dei dischi. Perchè se c'è una cosa in cui sono brava è comprare i dischi e la verdura. I dischi li compro quasi tutti da Daniele "Purple" mentre  la verdura la compro da Evergreen. Evergreen è una iniziativa di Agricoltura Sociale finalizzata all'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e le serre in cui vengono coltivate le verdure sono in un paradiso baciato dal sole, La Serra di Lerici. E' vicino a casa mia ma la cosa più comoda è che una volta alla settimana preparano dei sacchetti con i loro prodotti e li portano a Lerici. Le loro verdure sono" vere": piccole e incredibilmente buone. Mentre il giovedì ho la fortuna di avere vicino al lavoro un mercato a km 0 dove si incontrano gli agricoltori di zona e vendono i loro prodotti. Qui ho comprato i cardi e le patate che ho usato per questa ricetta..vi assicuro che una volta provate queste verdure non riuscirete più a mangiare quelle del supermercato!

Ingredienti per i tortini:


  • 400 g di patate farinose
  • 1 uovo intero
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva 
  • 20 g di parmigiano grattugiato
  • 1 pizzico di sale
  • Pepe qb
  • Un pizzico di noce moscata
  • Un ciuffetto di prezzemolo
  • 30 g circa di emmental

Lessate le patate intere e con la buccia in acqua bollente, finché non saranno tenere. Scolatele e lasciatele raffreddare, quindi sbucciatele e schiacciatele con uno schiacciapatate. Conditele con olio, sale, pepe e noce moscata. In una ciotola sbattete l’uovo. Quando il composto di patate non sarà più caldo, aggiungete il prezzemolo finemente tritato, il parmigiano e l’uovo. L'impasto dovrà risultare liscio e facile da maneggiare. Se fosse troppo morbido aggiungete del pangrattato. Tagliate l'emmental a cubetti. Prendete degli stampini di alluminio usa e getta, e ungetene molto bene il fondo e i bordi con un filo di olio. Foderate ogni stampino con uno strato di composto di patate spesso circa 1 cm/ 1 cm e mezzo, lasciando un incavo al centro dove metterete il cubetto di emmental. Coprite i tortini di patate con un altro po’ di impasto, pressandolo leggermente con le mani .Cuoceteli nel forno già caldo a 200°  per 15-20 minuti. Prima di toglierli dagli stampi lasciateli raffreddare per qualche minuto.

Ingredienti per i cardi: (ricetta di mia madre!)


  • 2 cardi bianchi
  • 4 filetti di acciughe
  • Burro
  • Sale
  • 1 limone
  • 1 spicchio di aglio
  • Olio extravergine di oliva
 Pulire i cardi eliminando le coste vuote e i filamenti, poi tagliateli a pezzetti e metteteli a bagno in acqua acidulata con il limone. Poi lessateli in acqua salata e acidulata per almeno 20 minuti, o fino a che non diventano più morbidi.
 Nel frattempo in un tegame fate sciogliere il burro con un paio di cucchiai di olio e lo spicchio di aglio. Aggiungete i filetti di acciughe spezzettati facendoli cuocere e ridurre in crema.
Mettete i cardi ben scolati in un piatto da portata, conditeli con la salsa preparata e serviteli assieme al tortino di patate.

Song: "Nutbush City Limits" Ike & Tina Turner



Crescere in una piccola città non è molto stimolante. L’infanzia di Anna Mae Bullock negli anni 40 trascorre a Nutbush ascoltando country e blues alla radio, cantando in chiesa e raccogliendo cotone con suo padre, e lei odiava il cotone. Nel 1956 scappa dalla sorella a Saint Louis. Anne incontra Ike nei locali da ballo e spesso gli chiede di poter provare a cantare ma lui rifiuta . Una sera in un clima di euforia generale Ike offre il microfono ad Aillenne Bullok ma vedendola titubante sua sorella Anne Mae afferra il microfono e ne approfitta. Ike rimane impressionato e la chiama sul palcoscenico, la sposa e le fa cambiare nome in Tina Turner. I due sul palco sono incredibili: lui è un leader con ottime doti musicali e lei è una bomba atomica di voce e sensualità. Ma a casa le cose vanno diversamente: si presupponeva che lei dovesse trattare Ike come un re, prendendosi cura dei loro 4 figli mentre lui se la spassava con altre donne, abusando fisicamente e psicologicamente di Tina. Nel corso degli anni  la vita musicale che un tempo l’ispirava stava diventando un incubo e quindi non c’è da stupirsi se i pensieri di Tina nel 1970 tornarono alla sua infanzia a Nutbush, nel Tennessee. Nutbush City Limits, la prima canzone scritta e incisa dalla stessa Tina, è radicata in questo sentimento ambiguo. Quella piccola città  da cui scappare che però torna prepotente nei suoi ricordi. Ike su Nutbush City Limits fornì una base musicale perfetta per il testo di Tina : inizia con un riff di chitarra ritmica sporco, effettato, graffiante, e infine Tina entra in campo, cantando col suo tono più incisivo mentre elenca le poche qualità della sua città natale.
Dopo un’ultima esplosione di violenza alla quale per la prima volta lei si ribellò, Tina lasciò Ike, divorziando poi nel 1978. Ma Nutbush City Limits fu la sua vera dichiarazione d’indipendenza artistica.

A church house gin house
A school house outhouse
On highway number nineteen
The people keep the city clean

They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits

Twenty-five for speed limit
Motorcycle not allowed in it
You go to store on Friday

You go to church on Sunday

They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits

You go to the fields on weekdays
And have a picnic on Labor Day
You go to town on Saturday
And go to church every Sunday

They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits

No whiskey for sale
If you get drunk no bail
Salt pork and molasses
Is all you get in jail
They call it Nutbush, oh Nutbush
They call it Nutbush city limits


lunedì 6 gennaio 2020

Gnocchetti alla crema di cavolo nero e buoni propositi.



In questi giorni mi sono ritrovata spesso a riflettere sulle cose che mi sono accadute durante il 2019 e di quanto mi abbiano segnata. Ma invecchiando ho capito che bisogna accettare ciò che la vita ci offre, imparando a lasciar andare i brutti pensieri per predisporsi ad accettare le cose che incontreremo nel nostro percorso di vita, sia belle che brutte. E tra le cose belle c'è il cibo e l'amore nel prepararlo per se e per gli altri, come questi gnocchetti con crema di cavolo nero e cacio, un piatto semplice, di quelli che scaldano il cuore..

Ingredienti:

Per gli gnocchi:

  • 1 kg di patate
  • 250 g di farina
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di parmigiano-reggiano
  • sale

Per il condimento:
  • Mezzo kg di cavolo nero
  • mezzo scalogno
  • 1 spicchio d'aglio
  • olio evo
  • Besciamella di soia
  • Un cucchiaio di pinoli
  • Cacio grattugiato

Preparare gli gnocchetti: lavate le patate, cuocetele, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate. Aggiungete la farina al passato, i tuorli, un pizzico di sale e pepe, il formaggio e lavorate l'impasto. Ricavate dei bastoncini, quindi tagliateli a pezzetti della stessa misura. Mettete a bollire una pentola con dell'acqua salata . Per preparare la crema tagliate il cavolo nero in piccole strisce e mettetelo con lo scalogno e lo spicchio d'aglio in una padella con un cucchiaio d'olio d'oliva e due cucchiai d'acqua. Cuocere a fuoco basso con il coperchio fino a che il cavolo sarà diventato morbido e l'acqua si sarà ridotta, aggiungere un pizzico di sale e tre cucchiai di besciamella di soia. Togliere dal fuoco e emulsionare il tutto con un frullatore da immersione. Se la crema risultasse troppo liquida rimetterla nella padella e aggiungete un cucchiaio di farina, mescolando bene. Quando l'acqua bolle calate gli gnocchi e non appena riemergono scolarli con una schiumarola e travasare nella padella con la crema di cavolo nero. Mescolare tutto e servire guarnendo con qualche pinoli e con cacio grattugiato.

Song: "All Things Must Pass" George Harrison


All things must pass. Tutto deve passare. Mia sorella Daniela, che insegna yoga, me lo ripete spesso, e mi dice anche che qualsiasi cosa accada nella tua vita, le persone che hai incontrato, le cose che hai fatto, le delusioni che hai provato non sono arrivate per caso. Tutto accade per una ragione, ogni evento, ogni persona che incontriamo serve a formarci e farci diventare le persone che siamo. Lo pensava anche George Harrison e ha messo questi pensieri in un disco pieno di canzoni incredibili, la maggior parte delle quali scritte quando era nei Beatles ma scartate dagli altri 4. Non è un segreto che gli ultimi anni di Harrison nei Beatles furono frustranti per lui come artista. Come  membro più giovane della band, ha iniziato a scrivere canzoni dopo Lennon e McCartney. Quindi, desideroso di espandere i suoi contributi agli album del gruppo, scriverà e proporrà le canzoni ai suoi compagni . Ma quando la Beatlemania raggiunse il picco, Lennon e McCartney controllarono praticamente tutti i dischi della band, assegnando debitamente una canzone a Harrison e Starr da cantare sugli album. Così, quando Harrison iniziò a mettere insieme All Things Must Pass  nel maggio 1970 era pronto a scaricare anni di frustrazione. Ha versato quasi tutto ciò che aveva tenuto nel cassetto nell' album, trasformando il suo primo vero lavoro da solista in un  set di tre dischi in cui ha rielaborato molte delle migliori canzoni che il suo vecchio gruppo aveva respinto, tra cui "My Sweet Lord", "What Is Life" " Isn't It A Pity "e la traccia del titolo, e ne ha scritti di nuovi per il progetto. E ha ospitato una jam session con alcuni amici che ha riempito l'intero terzo disco del set. Ma soprattutto, l'album è servito come separazione di Harrison dai Beatles e dalla loro leggenda. Tutti i loro primi album da solisti, in qualche modo, riguardavano la rottura con il passato, ma All Things Must Pass  ha permesso a George Harrison  di tirar fuori la sua voce, e lo ha fatto in modo forte e chiaro. All Things Must Pass è una dichiarazione di indipendenza: le cose vanno avanti, i rapporti si evolvono e George lo racconta parlando di amore, spiritualità e libertà. Ha chiamato a raccolta i suoi amici Ringo Star, Eric Clapton , Bobby Keys e altri che hanno riempito l'intero terzo disco dell'album. Anche Bob Dylan ha voluto partecipare al progetto, e insieme ad Harrison scrive " I’d Have You Anytime", e gli regala la sua " If Not for You" per una stupenda cover acustica. Ma il capitano di questa ciurma incredibile è il mago del “muro del suono",  Phil Spector, che riempie ogni brano moltiplicando il numero di tutti gli strumenti.  George avrebbe potuto essere più oculato e suddividere tutto questo materiale in più album, garantendosi anni di successi assicurati ma credo che All Things Must Pass rappresenti l’urgenza di tirar fuori tutto quello che aveva dovuto tener nascosto per tanti anni..quindi ho scelto questo disco per iniziare l'anno con l'augurio che quello che è stato, bello e brutto, possa essere superato per scrivere un capitolo tutto nuovo..