Sono una persona molto golosa e se mi viene offerto qualcosa di buono da mangiare non rinuncio mai. Ma non ho più vent’anni ed è arrivato il momento di dare un freno al “camionista in trattoria” che si nasconde dentro al mio metro e settanta, quindi ho deciso di fare una cosa mai fatta prima: è da qualche settimana che ho iniziato a stare attenta alle quantità di cibo e soprattutto a limitare i farinacei e i lieviti. E' un esperimento perché non ho mai seguito una dieta in vita mia e mi sembra un’impresa titanica ma sono stata poco bene e ho letto questo segnale come un campanello d’allarme del mio corpo. Quindi per un mese via pane, pasta, brioches , colazioni a base di focaccia e salumi, dolci succulenti, grassi. All’inizio mi sentivo in astinenza ma piano piano mi sono abituata e ho trovato alternative valide e gustose per i miei pasti, come questo primo saporito con pasta di mais e un condimento di verdure e semi oleosi, un piatto semplicissimo e appetitoso che vi invito a provare!
Ingredienti per 2 persone
• 200 g di spaghetti di mais
• 1 carota
• 1/2 cipolla
• 1 manciata funghi prataioli
• 2 cucchiai di semi oleosi
• salsa di soia qb
• sale qb (per l’acqua della pasta)
• 2 cucchiai di olio
Lavare la carota pelarla e tagliarla a strisce con il pelapatate. Soffriggere leggermente la cipolla in un paio di cucchiai di olio e poi aggiungere le strisce di carote e i funghi. Lasciare cuocere 5 minuti poi aggiungere un po’ di acqua e lasciare cuocere per altri 10 minuti o comunque fino a che le verdure sono morbide, quindi aggiungere la salsa di soia. Mettere a bollire l’acqua e cuocere gli spaghetti. Quando gli spaghetti sono pronti, scolate e versateli nel condimento e aggiungete i 2 cucchiai di semi oleosi amalgamando bene il tutto.
Song: "Be My Baby" The Ronettes
“Era l'estate del 1963, tutti mi chiamavano ancora Baby e a me non dispiaceva affatto. Questo era prima che uccidessero Kennedy, prima dei Beatles, quando credevo nell'impegno civile e soprattutto quando non avrei mai pensato che al mondo potesse esistere un altro uomo oltre a mio padre.” Inizia così Dirty Dancing il primo film che ho visto al cinema con le mie amiche, a 12 anni. Ovviamente tutte ci identificavamo della protagonista bruttina e secchioncella che faceva innamorare il bel ballerino, ma la cosa che ricordo maggiormente del film è la colonna sonora, canzoni che facevano muovere i piedi nel buio del cinema alla piccolissima me dodicenne, ancora ignara del mondo musicale in cui mi sarei tuffata anni dopo. La sigla di apertura è Be My Baby, prodotta da Phil Spector, produttore geniale e uomo controverso che ci ha lasciati pochi giorni fa. Be My Baby una delle canzoni esemplificatrici dell'utilizzo del Wall of Sound inventato da Spector: la tecnica consisteva essenzialmente nell'aggiunta, alla classica strumentazione basso-chitarra-batteria, di strumenti tipici della musica orchestrale che mai, in precedenza, erano stati utilizzati nella musica pop e che venivano registrati e poi sovrapposti (raddoppiandoli e triplicandoli) per ottenere un suono quasi unisono ed arrivare così ad un effetto di riverbero ed un suono più denso, quasi ad avvolgere l'ascoltatore in una massa sonora continua e che lo stesso Spector amava definire "un approccio wagneriano al rock & roll”. La canzone è stata scritta nel 1963 da Jeff Barry ed Ellie Greenwich ed interpretata dalle Ronettes ovvero le sorelle Veronica e Estelle Bennett e la loro cugina Nedra Talley. Era un terzetto dall’immagine molto sexy per l’epoca e questo colpì Phil Spector a tal punto che si sposò con Veronica che diventò Ronnie Spector. L'uomo perfetto dello studio di registrazione si rivelò essere un marito paranoico e psicologicamente violento. Phil Spector chiuse Ronnie tra le mura della loro villa, circondandola di una recinzione elettrificata e piazzando cani da guardia per costringerla a occuparsi solo della famiglia. Controllò gli spostamenti della moglie nelle casa con interfoni nascosti e quando lei incominciò a frequentare gli alcolisti anonimi per combattere la sua dipendenza dall'alcool la costringeva a portare con sé in macchina una bambola a grandezza naturale che riproduceva le fattezze di lui. La minacciava in continuazione di morte se lei lo avesse lasciato, le mostrò una bara d'oro con il coperchio in vetro giurandole che l'avrebbe messa a riposare lì dentro per sempre. Nel 1974 lei lo lasciò e tornò a fare musica ma la battaglia legale tra Spector e le Ronettes per i mancati diritti delle canzoni era tutt’altro che chiusa: ci sono voluti quasi vent'anni dalla prima denuncia e due anni di dibattimento perché un giudice ordinasse finalmente a Spector di saldare alle Ronettes le royalties arretrate…le disavventure di Phil Spector con la legge non si fermarono qui, accumulò varie denunce fino alla condanna a 17 di carcere per aver ucciso l'attrice Lana Clarkson nel 2003. Un uomo abusivo, sicuramente mentalmente squilibrato ma quando si pensa alle meraviglie che riusciva a compiere in sala di incisione non si può non definirlo geniale.