Questa domenica vi propongo una ricetta molto fresca che può essere servita come sia come antipasto che come secondo..
- 100 gr yogurt greco
- 1 melanzana lunga
- 1 pomodoro
- coriandolo fresco
- bacche di coriandolo
- menta
- peperoncino
- olio extravergine d'oliva
- sale
Affettate la
melanzana per il lungo in fettine sottili, ottenendone almeno 12. Scottatele in
una padella cosparsa con un po’ di sale per 1minuto e mezzo per lato. Pulite un
ciuffetto di coriandolo fresco e uno di menta e tritateli; schiacciate un
cucchiaino di bacche di coriandolo. Aggiungete lo yogurt, peperoncino e 2
cucchiai di olio, poi distribuite il composto sulle fette di melanzana e
arrotolatele a involtino. Fate un battuto con 1 o 2 fette di pomodoro,
conditelo con un filo di olio e un pizzico di sale. Irrorate gli involtini con
questo battuto di pomodoro e servite…
Song: "I'm Crying" The Animals
Oggi vi parlo di una band che riuscì ad anticipare
mezza storia della musica rock, dal garage-rock degli anni '60 al punk-rock
degli anni '70, creando un-interpretazione british al rhythm & blues piu’
nero: gli Animals.
Il gruppo nasce a Newcastle Upon Tyne attorno alle
figure del tastierista Alan Price e del cantante Eric Burdon. Quest'ultimo
entra a far parte, nel 1962, dell'Alan Price R&B Combo, formazione che
riunisce il bassista Bryan "Chas" Chandler , il batterista John Steel
e il chitarrista Hilton Valentine. Modificano il nome in The Animals, piu’
adatto a descrivere l’attitudine selvaggia del gruppo. Gli Animals non erano i tradizionali interpreti di cover, perche'
imponevano alle loro revisioni uno stile ribelle, e a volte perfino epico, che
ne stravolgeva del tutto l'aspetto. Nelle loro mani i classici del blues davano
voce alla sofferenza dei giovani
britannici. L'aspetto epico delle loro interpretazioni prese il sopravvento su
quello selvaggio. Da semplice urlo di dolore, la canzone degli Animals divenne
inno per la rivolta. Erano gli anni degli inni generazionali di Bob Dylan e gli
Animals si adeguarono da una prospettiva blues. Grazie
a una segnalazione di Graham Bond, il talent scout Giorgio Gomelsky porta il
famoso bluesman Sonny Boy Williamson a Newcastle per incidere con la band: il
risultato dell'incontro è documentato nei 33 giri “ The Animals Live At The Club A
Go Go” e “The Animals With Sonny Boy Williamson”.
Il debutto londinese del quintetto avviene al
Crawdaddy Club di Gomelsky, ma è il produttore Mickie Most a mettere sotto
contratto la band.
Nel 1964 incidono i primi due 45 giri: "Baby Let Me Take You Home" (il
debutto discografico della formazione) presenta un'originale miscela di
rhythm&blues, beat e folk. Prendendo spunto dallo stesso album di Josh
White sul quale compare il traditional fonte d'ispirazione per la prima
canzone, incidono una memorabile versione di un altro traditional, "The House Of The Rising Sun", che
in estate li impone in tutto il mondo.
Alla fine di luglio, il gruppo incide dodici canzoni,
alle quali aggiunge "Boom Boom"
e "Dimples" per completare “The
Animals”, il debutto
a 33 giri che in novembre raggiunge le posizioni alte delle classifiche di
vendita e conferma il grande amore per i padri della musica nera quali John Lee
Hooker e del rock&roll. Lo stesso giorno di fine luglio incidono due
canzoni di Price e Burdon, "I'm
Crying" e "Take It Easy",
che servono per il loro terzo 45 giri, seguìto, nel gennaio 1965, da un altro
sensazionale successo: "Don't Let Me
Be Misunderstood", ispirato dalla versione di Nina Simone e "Bring It On Home” di Sam Cooke.
Il secondo album “Animal Tracks”, che esce nel maggio 1965. Oltre a
essere l'ultimo disco di Price con il gruppo, sostituito da Dave Rowberry , è
la conferma dell'oculata scelta di riproporre classici quali "Roadrunner", "I Ain't Got You" e le splendide
"Hallelujah, I Love Her So"
e "I Believe To My Soul" di
Ray Charles.
Il sesto 45 giri intitolato "W've Gotta Get Out Of This Place" è un'altra pietra miliare
della musica del periodo, raggiunge i primi posti delle chart e presenta per
l'ultima volta l'organico originale.
Dopo il singolo "It's My Life" (è l'ultima collaborazione con il produttore
Mickie Most) e l'abbandono di John Steel a favore di Barry Jenkins, la
formazione apre il 1966 con il notevole singolo "Inside Looking Out", seguito un mese più tardi da "Don't Bring Me Down" e quindi dal
terzo, prezioso album “Animalism” (negli Stati Uniti viene pubblicato, nel settembre 1966, come “Animalization” e con tracce diverse
rispetto al titolo britannico).
A questo punto Burdon lascia il gruppo, ma in
settembre pubblica il 45 giri "See
See Rider" È una svolta verso il nascente movimento psichedelico,
tanto che in California nascono, attorno al cantante e a Jenkins, i New
Animals.
È “Winds Of Change” a presentare il vero, nuovo marchio
Eric Burdon & The New Animals, con sonorità più in linea con
quell'eccezionale annata durante la quale il cantante partecipa anche al
Monterey Pop Festival. Il disco contiene "San Franciscan Nights" (uno degli inni della generazione
hippie), "Paint It Black" e
"Yes I'm Experienced" (la
risposta alla domanda hendrixiana "Are
You Experienced ?").
Nel 1968, sospinti dall'ottima performance di Monterey
e dall'inno pacifista "Sky Pilot", gli album “The Twain Shall Meet” e
“Every
One Of Us” (con l'aggiunta del tastierista Zoot Money all'organico)
confermano un Eric Burdon alle prese con percorsi lontani dagli inizi
("New York 1963-America 1968" è una lunga pièce di ben venti minuti).
Scoraggiato dagli scarsi riscontri in patria, quando gli ultimi due album
vengono pubblicati ha già sciolto i New Animals per dedicarsi a un interessante
carriera solista.