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domenica 3 marzo 2019

Gnocchi di patate alle verdure con crema di zafferano.


Non amo molto lo zafferano infatti difficilmente lo utilizzo nelle mie ricette ma questa domenica ho provato a mescolarlo con la panna di soia per insaporire il condimento di questi gnocchi di patate con cavoletti di Bruxelles e champignon e ne è nato un abbinamento di sapori molto interessante, che ha meritato un posto tra le ricette di Soulktichen!

Ingredienti:
  • 300g di gnocchi di patate 
  • 150g di cavoletti di Bruxelles
  • 100 di funghi champignon
  • panna liquida di soia
  • 1 bustina di zafferano in polvere
  • Olio extravergine di oliva e sale q.b.


Pulite i funghi con una spazzolina per elimanare i residui di terra e tagliateli a fette, lavate i cavoletti e tagliateli in quattro parti. Sbollentateli in acqua calda per cinque minuti e mettete da parte.In un pentolino sciogliete 100 grammi di panna liquida di soia, aggiungete una bustina di zafferano e amalgamate il composto.  Scaldate l'olio in una padella, aggiungere i cavoletti e lasciar soffriggere, dopo qualche minuto aggiungere i funghi in padella. Aggiungere metà della crema di zafferano e lasciar cuocere a fiamma media.  Nel frattempo cuocere gli gnocchi  fino a quando non vengono a galla . Se il sughetto lo necessita aggiungere un mestolino di acqua di cottura degli gnocchi per addensare. Fate saltare gli gnocchi in padella, unire l'altra metà di crema, mescolate per qualche minuto e servite.

Song: "Lover, You Should've To Came Over" Jeff Buckley


..non è finita
Il mio regno per un bacio sulla sua spalla
Tutte le mie ricchezze per vederla sorridere
Quando le dormivo addosso
Tutto il mio sangue per la dolcezza del suo sorriso
Lei è la lacrima sospesa per sempre nella mia anima..

E’stata la mia amica Elisa a farmi scoprire Jeff Buckley: ci conosciamo fin dall’infanzia, abbiamo condiviso l’amore appassionato per i Doors da 15enni ma crescendo i nostri gusti musicali si sono differenziati..io mi sono data al rock’n’roll mentre lei a suoni più cupi e intimisti. Un giorno di parecchi anni fa mi ha chiesto: “Lo hai mai ascoltato Jeff Buckley?”..io ho subito pensato “Ecco, ora mi propina quella roba inascoltabile di 18 minuti a canzone che ascolta lei”..e invece ha messo su il vinile  di “Grace". E da quel momento, “Grace” è diventato uno degli album a cui sono più affezionata perché  non è solo uno dei più grandi debutti degli anni '90, ma secondo me uno dei più grandi dischi usciti negli ultimi 25 anni. In un momento in cui la scena musicale era dominata dal grunge lui esce con qualcosa di differente, difficile da definire o etichettare.
Grazie una delle voci più affascinanti e uniche della musica e un talento per trovare  melodie incrediblmente toccanti , Buckley permea le sue  canzoni con un'intuizione emotiva che a volte sembra quasi insopportabile. Il suo lavoro di chitarra è allo stesso tempo denso e leggero, pieno della bellezza scintillante di una giornata di sole. La sua voce è angelica e appassionata, il veicolo perfetto per questo tipo di impressionismo rock . È davvero una meraviglia permettere alla sua voce di arrivare nel profondo del tuo stomaco e dolcemente cullare la tua anima. E' naturale chiedersi quanto il suo talento provenga dal suo DNA..d'altronde è il figlio di Tim Buckley..ma in realtà Tim Buckley,  lasciò la moglie nel 1966 pochi mesi prima che il figlio nascesse, per andarsene a New York. Jeff lo incontrò in seguito e saltuariamente (lui ha dichiarato di averlo incontrato solo 9 giorni in tutta la sua vita). Fu il suo patrigno che lo avvicinò alla musica facendogli ascoltare Gli Who, Pink Floyd Jimi Hendrix, Queen,e i Led Zeppelin. Anche  la madre, musicista classica, ebbe un ruolo importante nella sua crescita musicale, introducendolo a Robert Johnson, Nina Simone, Billie Holliday. Se ne andò di casa a 17 anni e  iniziò la sua carriera suonando la chitarra in numerosi gruppi jazz, reggae, e heavy metal. Nel febbraio 1990, si trasferì a New York, dove per la prima volta sperimentò Qawwali, una forma di musica devozionale sufi dell'India e del Pakistan. Ma la svolta arrivò nel 1992 quando firmò un contratto con la Columbia : nell' agosto 1994 esce il primo e unico Lp "Grace", un disco di cui è stato detto "può cambiare l'approccio alla musica a 7 persone su 10".
E proprio in quel periodo una ragazza di nome Merri Cyr scatta la foto che diventerà l’immagine di copertina di “Grace”. Merry lavorava per Paper, una rivista di NY e le venne chiesto di seguire questo cantante ancora sconosciuto in tour. Di lui ha detto “Jeff Buckley non era solo molto bello ma  emanava un fascino e un’empatia così immediati che ritrarlo era fantastico. Fin da subito ho percepito in lui una propensione al gioco e alla sperimentazione che rendeva il servizio fotografico una specie di avventura…”. Nel 2016 da Ono Arte a Bologna , una delle mie gallerie preferite, sono state messe in mostra proprio le foto scattate da Merri Cyr in tanti momenti della vita on the road di Buckley.,,c’erano foto scattate al supermercato, al telefono in albergo, per strada..tutte  immagini che hanno tracciato la sua ascesa verso il successo e documentato la sua  carriera regalandoci una visione intima di una delle  leggende musicali più sorprendenti di tutti i tempi.
In Grace emerge il grande dono di Jeff Buckley: una voce versatile, ricca di sfumature e la capacità di utilizzarla in modi diversi  a seconda del tipo di canzone. Riesce a passare dal rock di Grace, So Real ed Eternal life alla delicatezza di Lover, you should’ve come over  e Last goodbye. Nell’album ci sono alcune cover ma la più famosa di tutte è sicuramente Hallehujia, canzone scritta da un amico di suo padre, Leonard Choen. Ma in realtà Buckley ha deciso di cantare questa canzone dopo aver ascoltato l’interpretazione che ne fece John Cale..e tutte le cover successive saranno della sua meravigliosa interpretazione.  Lilac Wine è un’altra cover presente nell’album, scritta da James Shelton ed interpretata  da Nina Simone ma ancor prima da Eartha Kitt, che Jeff interpreta trascinandoci nel languore della sua voce, e ancora Chorpus Christhi Carroll, una canzone che ha origini antiche , si dice che il testo provenga da un manoscritto trovato nel 1500..sicuramente è stata scelta da Buckley per dar prova della sua incredibile estensione vocale.
 E come non parlare  della canzone più tirata dell’album: Eternal Life in cui la voce di Buckley perde la purezza dei brani precedenti e si sporca per parlare della vita che è troppo breve e troppo complicata per farla rovinare da coloro che pretendono di prenderne il controllo, che giudicano per il colore della pelle, la classe sociale, per la religione..è una canzone che fa emergere la rabbia di un ragazzo poco più che ventenne che si ribella alle ingiustizie, ma che purtroppo morirà due anni dopo averla scritta..
Il 29 maggio del 1997 Jeff Buckley era a bordo di un furgone guidato dal roadie Keith Roti. Stavano andando a registrare delle nuove canzoni   quando passarono davanti a un affluente del Mississipi: Buckley chiese di fermarsi perchè voleva fare un bagno. Si buttò in acqua vestito e con gli stivali canticchiando Whole Lotta Love dei Led Zeppelin. In quel momento passò un battello che, probabilmente, creò un vortice d’acqua e lo risucchiò. Il suo corpo fu ritrovato 6 giorni dopo, impigliato tra i rami di un albero..così ci lasciava un ragazzo di 30 anni e nasceva un mito..e con  Dream Brother si chiude il suo unico, incredibile album. Tra tutte le sue canzoni è forse quella che si avvicina di più stilisticamente alla musica del padre, che nel testo viene rappresentato come una figura quasi ingombrante..in realtà la canzone è dedicata ad un suo amico, e suona come un monito, quello di non lasciarsi morire, perché altrimenti i suoi figli avrebbero dovuto fare i conti con la pesante assenza di un padre, proprio come è accaduto a lui. "Grace" è un album  che ognuno di noi dovrebbe ascoltare ogni tanto per regalarsi un immersione sonora nel bellezza e nella poesia.

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