“Appena aperto il frigorifero, la vide. La caponatina! Sciavuròsa, colorita, abbondante, riempiva un piatto funnùto, una porzione per almeno quattro pirsone. Erano mesi che la cammarera Adelina non gliela faceva trovare. Il pane, nel sacco di plastica, era fresco, accattato nella matinata. Naturali, spontanee, gli acchianarono in bocca le note della marcia trionfale dell’Aida. Canticchiandole, raprì la porta-finestra doppo avere addrumato la luce della verandina. Sì, la notte era frisca, ma avrebbe consentito la mangiata all’aperto. Conzò il tavolinetto, portò fora il piatto, il vino, il pane e s'assittò." (Andrea Camilleri “La gita a Tindari).
Era nato per raccontare storie Andra Camilleri. E lo faceva con quella voce roca, sicula, incantarice che non avrei mai smesso di ascoltare. Sarebbe stato bellissimo poter cenare con lui che di cibo scriveva con maestria nei suoi Montalbano. La passione che ha verso il cibo il commissario Montalbano è così prepotente da farlo diventare protagonista trasversale di tutte le storie. Per lui, il cibo è l’oggetto del desiderio e i segreti delle gustose pietanze sono custoditi da Calogero, “un diavolo in cucina, mi costringe a peccare”, dal suo successore, l’oste Enzo e dalla “cammarera” Adelina, che lo nutre quotidianamente come una madre. Il piatto di oggi è un omaggio per un uomo che andandosene ha lasciato un vuoto enorme nella nostra vita.
Ingredienti:
2 melanzane violette tonde
4 coste di sedano
6 cucchiai di aceto di vino bianco
3 cucchiaini di zucchero
50 gr di mandorle tostate
1 tazzina di capperi sotto sale
2 tazzine di olive verdi
1 cipolla di Tropea
salsa di pomodoro
1 spicchio d’aglio
pinoli
olio extravergine d’oliva
sale.
Per prima cosa lavare le melanzane, tagliarle a dadini e le lasciare riposare cospargendole con del sale fino per far loro perdere l`amaro. Dopo circa un’ ora risciacquare le melanzane sotto acqua corrente per eliminare il sale e asciugarle. Tagliare il sedano e la cipolla. A parte rosolare in un tegame con poco olio d'oliva le olive denocciolate , i capperi e le mandorle tostate tagliate a scaglie . Aggiungere la salsa di pomodoro e condire con l'aceto e lo zucchero. Friggere separatamente le melanzane e il sedano . Versare nel tegame del sugo le melanzane e il sedano fritti e lasciarle insaporire a fuoco bassissimo, scuotendo di tanto il tegame per non farle attaccare e aggiungendo il sale se necessario. Servire fredda, meglio il giorno dopo della preparazione!
Song: Malarazza" Domenico Modugno
Questa canzone è legata a un mio viaggio a Stromboli : durante una gita in barca attorno all’isola ci siamo fermati a fare immersione e abbiamo trovato dei ricci. Nel tentativo di aprirli mi sono punta molte volte e ho iniziato a lamentarmi. Il mio amico Gioacchino ridendo ha iniziato a canticchiare “Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!”; non conoscevo questa canzone e lui mi ha spiegato che si trattava di una canzone popolare cantata da molti interpreti tra cui una delle sue cantanti preferite, Ginevra Di Marco. Da quel momento, ogni volta che mi capita di ascoltarla ripenso al quel magnifico pomeriggio..ma di cosa parla questa canzone?. E’ un dialogo tra un bracciante e un crocifisso di Gesù percepito come l'ultimo baluardo a difesa degli umili. Il bracciante, metafora del popolo siciliano da secoli abituato a subire soprusi e a chinare il capo di fronte all'ingiustizia, elenca le sofferenze patite a causa del suo padrone e invoca una punizione divina: «Signuri, ‘u me' patruni mi strapazza, / mi tratta comu un cani di la via; / tuttu si pigghia ccu la so manazza, mancu la vita mia dici che è mia. Distruggila Gesu sta malarazza » (Cristo, il mio padrone mi picchia, mi tratta come un cane della strada,si prende tutto con le sue mani, neanche la mia vita dice che è mia..distruggila Gesù questa razza infame) La risposta del Cristo è sorprendente, perché invece di predicare il perdono cristiano invita l'uomo a non rassegnarsi e a reagire: «E tu forsi chi hai ciunchi li vrazza, / o puru l'hai ‘nchiuvati comu a mia? / Cui voli la giustizia si la fazza, / né speri ch'àutru la fazza pri tia» (forse si sono spezzate le tue braccia? Chi vuole la giustizia, se la faccia! Nessuno ormai la farà più per te ). Il lamento era stato riscoperto nella sua forma poetica originale negli anni '70 da Dario Fo, che la aveva inserita nello spettacolo “Ci ragiono e canto”. Fu incisa e pubblicata nel 1976 da Domenico Modugno, come lato A del singolo Malarazza / Né con te né senza te e ne seguì un’azione legale intentata da Fo. La causa per plagio fu persa da Dario Fo: non ne sussistevano le cause, in quanto si trattava comunque di un componimento popolare, anonimo e di pubblico dominio. Modugno considerava la sua versione di Malarazza un canto contro la mafia, un’esortazione alla ribellione.
Nu servu tempu fa d’intra na piazza
Prigava a Cristu in cruci e ci ricia:
“Cristu, lu mi padroni mi strapazza
mi tratta comu un cani pi la via.
Si pigghia tuttu cu la sua manazza
Mancu la vita mia rici che è mia
Distruggila Gesù sta malarazza!
Distruggila Gesù fallu pi mmia!
…fallu pi mia!”
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
E Cristu m’arrispunni dalla cruci:
“Forsi si so spizzati li to vrazza?
Cu voli la giustizia si la fazza!
Nisciuni ormai chiù la farà pi ttia!
Si tu si un uomo e nun si testa pazza,
ascolta beni sta sentenzia mia,
ca iu ‘nchiodatu in cruci nun saria
s’avissi fattu ciò ca dicu a ttia.
Ca iù ‘inchiadatu in cruci nun saria!”
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastoni e tira fora li denti!
Un servo tempo fa dentro una piazza
pregava Cristo in Croce e gli diceva:
Cristo, il mio padrone mi picchia,
mi tratta come un cane della strada,
si prende tutto con le sue mani,
neanche la mia vita dice che è mia.
Distruggila, Gesù, questa razza infame!
Distruggila, Gesù, fallo per me!
… fallo per me!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Prendi un bastone e tira fuori i denti!
E cristo mi risponde della croce:
forse si sono spezzate le tue braccia?
Chi vuole la giustizia, se la faccia!
Nessuno ormai la farà più per te.
Si tu sei un uomo e non una testa pazza
ascolta bene questo mio consiglio
perché io non sarei inchiodato qui
se avessi fatto ciò che ti dico.
Io non sarei inchiodato qui!
Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Prendi un bastone e tira fuori i denti!
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