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venerdì 26 agosto 2016

Orecchiette al tonno rosso.

Le Orecchiette sono senza dubbio il mio tipo di pasta preferito..saranno le origini pugliesi ma io le cucinerei in ogni modo possibile! questa volta le ho preparate con il un bel pezzo di tonno rosso, ispirandomi ad un piatto che avevo assaggiato alle Eolie e che mi è rimasto nel cuore..
Ingredienti:
  • 250 grammi di tonno rosso
  • 400 grammi di orecchiette
  • 15 pomodorini pachino
  • uno spicchio di aglio tritato
  • capperi sottosale, quanto basta
  • un mazzetto di prezzemolo
  • mezzo peperoncino
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe, quanto basta
Mettete a bollire l’acqua per la pasta e nel frattempo preparare il condimento .  Lavare i capperi .  Lavare i pomodorini e tagliarli a metà. Mettere in una padella antiaderente l’olio, l’aglio tritato e i pomodorini e fare prendere calore al tutto, aggiungere i capperi e il peperoncino, aggiustare di sale (non troppo perché olive e capperi sono salati) e fare cuocere per 10 minuti per fare restringere il sugo ma lasciandogli un sapore ‘fresco’. Tagliare il tonno a tocchetti e tritare il prezzemolo: a fuoco alto, aggiungere al sugo il tonno e il prezzemolo e farlo cuocere per altri 2 minuti. Il tonno deve restare roseo. Lessare la pasta e scolarla al dente, lasciando da parte un poco dell’acqua di cottura: mettere la pasta nella padella e mantecarla con il sugo aggiungendo se necessario poca acqua di cottura

Song: "Cherry Bomb" The Runaways
Nella metà degli anni 70, la donna statunitense era rappresentata dalla svampita mamma-chioccia in "Happy Days", Marion Cunningham, o dalle frivole Laverne & Shirley. Poi arrivano le Runaways: cinque adolescenti che, a denti stretti, entrano nell'arena del rock. Tigri o pasto, di loro rimane un'eredità importante
"La rabbia per le donne nella musica, per me, era una questione di principio. Era originata dalla convinzione che una ragazza non potesse suonare la chitarra mentre a scuola sedevi accanto a ragazze che suonavano il violino e il violoncello, Beethoven e Bach. La rabbia nasceva dalla consapevolezza di non avere una possibilità, dal sentirsi dire di tacere e comportarti come una gentildonna.
Nel momento in cui inizi a imporre queste idee di merda, scoppia una guerra."
- Joan Jett
Abusate, infamate, sottovalutate e inaspettatamente seminali. Cattive ragazze alle quali il movimento riot grrrlsi ispira con umiltà e che scoppierebbero a ridere di fronte al "Girl Power" del pop pensando a uno scherzo.
In un periodo in cui il rock è dominato esclusivamente da uomini (seppure dall'aspetto ambiguo), un gruppo di sole donne in grado di comporre e suonare le proprie canzoni tutte da sole sarebbe stata una rivoluzione a prescindere dall'età adolescenziale delle sue componenti.
"The Runaways" realizzato in appena due settimane, contiene per lo più brani presenti nel demo inciso solo qualche mese addietro, debitamente ri-registrati dalla nuova formazione. È una continua esplosione di energia. Non si era mai sentito niente del genere da ragazze: un hard-rock tirato, potente e pesante. Le chitarre suonano come quelle dei Led Zeppelin e dei Black Sabbath, la voce, aggressiva e spavalda, parla di sesso e di una vita guidata dalla sete di esperienze. A completare il suono di un disco davvero ottimo, ci sono gli ammiccanti giri di basso suonato da Nigel Harrison (già al lavoro con i Silverhead e poi neiBlondie): nonostante la Fox venga accreditata, in realtà era stata allontanata da Fowley dalle sessioni in studio.
Brani come "You Drive Me Wild", "Blackmail", la cover di "Rock & Roll" deiVelvet Underground e "American Nights" hanno tutte le carte in regola per essere dei singoli di successo e non far passare inosservato il disco. Sono brani in cui i graffi delle chitarre non si risparmiano, così come non si risparmia nemmeno su linee vocali orecchiabili. I testi, poi, sono uno schiaffo a puristi e ingenui perché è diventato chiaro che le ragazze hanno le stesse voglie e le stesse energie dei maschi, che non sono tanto più pulite dei ragazzi. Ed è l'introduttiva "Cherry Bomb" a diventare negli anni una pietra miliare del rock. Un brano tirato e coinvolgente, musicalmente aggressivo, ma allo stesso tempo orecchiabile. D'altronde, come fa a non esserlo? Partendo innanzitutto dall'ovvia associazione del nome della cantante (CHERIE Currie) con il titolo del brano ("CHERRY Bomb"), l'ascoltatore non può scindere quello che sta ascoltando (versi come "Down the streets I'm the girl next door/ I'm the fox you've been waiting for", la strofa: "Hey street boy, want your style/ Your dead end dreams don't make you smile/ I'll give ya something to live for/ Have ya, grab ya 'til you're sore" o il ritornello "Hello world, I'm you wild girl/ I'm your ch-ch-ch-ch cherry bomb") dall'immagine di una ninfetta inlingerie.
L’impatto culturale tra i coetanei è fulmineo: significa che tutto è possibile, che qualsiasi sedicenne può fare musica, incidere dischi e diventare famoso. Ora qualsiasi ragazza può imbracciare una chitarra perché, con un tale precedente, non c’è molto più da temere: i limiti sono stati spostati, le dighe abbattute e ogni forma di estremismo sessista diviene un’ulteriore linfa per la ribellione: il sesso debole ora si scopre essere una vecchia leggenda metropolitana...

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