Il chai è una bevanda antica di ispirazione indiana costituita da tè al latte arricchita da spezie come zenzero, cardamomo, cannella, chiodo di garofano, pepe, anice stellato o semi di finocchio – una specie di vin brulè con teina. L'occasione perfetta per bere questa meraviglia è al primo freddo, quando si è raffreddati, per coccolarsi un pò ...
Ingredienti
- 2 tazze di acqua
- 2 bustine di tè nero
- 2 chiodi di garofano interi
- 1 cucchiaino di cannella in polvere
- 1/2 cucchiaino di zenzero in polvere
- 1/2 cucchiaino di cardamomo
- 1/2 cucchiaino di noce moscata
- 1/8 di cucchiaino di pimento
- 2 cucchiai di sciroppo d'acero.
- 3/4 di tazza di latte intero
- 1 cucchiaio di sciroppo d'acero
- 1 pizzico di cannella in polvere
Preparazione
Versare in un pentolino l'acqua e portare a bollore insieme alle spezie. Spegnere la fiamma e fare riposare per 5 minuti. Riaccendere la fiamma mantenendola bassa e riportare a bollore unendo la bustina di tè e lo sciroppo d'acero. Non appena raggiunto un accenno di ebollizione spegnere la fiamma.
Fare riposare per altri per 5 minuti e rimuovere le bustine di tè. Filtrare il tutto con un colino a maglia fine e prelevare 1/2 tazza del tè chai appena preparato, che servirà per il latte. Conservare l'altro in frigo .Passare al latte: portarlo a bollore insieme allo sciroppo di acero ed alla cannella quindi allontanare dalla fiamma e montare con un frullino. Versare la 1/2 tazza di tè in una tazza capiente ed unire lentamente il latte caldo schiumoso. Spolverare con della cannella e servire caldo. Il chai latte può anche essere decorato con una stecca di cannella e dell'anice stellato.
Song: " Fairytale of New York" The Pogues
Per me la canzone di Natale più bella parla di ubriaconi, sogni svaniti, vite perdute, coppie distrutte. Si chiama “Fairytale of New York” e l'ha incisa il gruppo irlandese dei Pogues, nel 1987. Una canzone «in cui il Natale è il problema, non la soluzione». Fairyale of New York nasce a causa di una scommessa. Era il 1985 e i Pogues erano in studio con Elvis Costello, un’altra leggenda del rock irlandese, in quel contesto nella vesti di loro produttore. Leggenda vuole che Costello, in una delle sessioni di registrazione dell'album Rum, Sodomy and Lash abbia provocato il frontman della band Shane MacGowan sfidandolo a scrivere una canzone di Natale. Più precisamente, un duetto con la bassista della band Cait O’Riordan. MacGowan accetta la sfida.I Pogues si mettono al lavoro. Soprattutto Jem Finer, suonatore di banjo e polistrumentista del gruppo, scrive un pezzo che parla di un marinaio a cui manca la moglie nel giorno di Natale. Niente di clamorosamente orginale, evidentemente. E infatti si parla di regalo alla sua, di moglie - cui era stato dedicato il pezzo - che, senza mezzi termini, gliela boccia senza appello. Alle donne irlandesi quel genere di smancerie piace poco, probabilmente.È qui che entra in scena MacGowan, che insieme alla sua biografa Victoria Mary Clarke scrive la storia che conosciamo. È la notte di Natale e lui, il narratore, è un ubriacone che viene rinchiuso da un poliziotto in una “drunk tank”, una cella di transito per gente che ha alzato troppo il gomito. Con lui c'è un vecchio, che prima gli dice, amaro, che non si aspetta di vederne un altro di Natale e poi si mette a cantare “The rare old mountain dew”, un malinconico traditional irlandese che ne tradisce le origini. L'ubriacone si volta dall'altra parte e si mette a dormire. E mentre dorme, sogna la donna della sua vita, ormai perduta. Non sogna un Natale felice, né prova a rivivere i suo anni migliori. Al contrario, lui e lei, nel sogno, se le danno di santa ragione. «Sei un ubriacone, un punk», dice lei. «Sei una puttana strafatta», le risponde lui, e via di insulti. Fino a che, amari come il fiele, si augurano buon Natale, «sperando sia l'ultimo per entrambi». Per poi chiudere la canzone con lui che le chiede di ricominciare, per l'ennesima volta - «Mi hai rubato i sogni la prima volta che ci siamo visti», gli dice lei. «Li ho tenuti per me, piccola, li ho mischiati ai miei. Ma da solo non riesco a realizzarli, perché li ho costruiti attorno a te», risponde lui. «Sei un ubriacone», dice lei. «Sei una puttana strafatta», le risponde lui, e via di insulti. Fino a che, amari come il fiele, si augurano buon Natale, «sperando sia l'ultimo per entrambi». Il testo è pronto, ma non basta, per MacGowan. Che, nonostante il suo aspetto da alcolizzato irlandese, è un musicista meticoloso, «un artigiano diligente, che ha sudato due anni sulla canzone fino a che non fosse perfetta», come racconta ancora Fearnley nella sua autobiografia. Viene messo in discussione tutto, a partire dal titolo. Elvis Costello - fin troppo didascalico - propone di chiamarla “Christmas Eve in the Drunk Tank”, la vigilia di Natale in una cella di transito, ma per McGowan - molto più ambizioso - non è il titolo di una hit mondiale. La scelta cade su “Fairytale of New York”, un romanzo dello scrittore irlandese JP Donleavy, la storia di un immigrato irlandese in America. McGowan va addirittura a casa dallo scrittore per chiedergli il permesso di usare il titolo. Donleavy acconsente anche se a distanza di anni ammetterà che leggendo il testo della canzone non c'entra . Ma Cait O'Riordan, che nel frattempo era diventata la moglie di Elvis Costello e avrebbe dovuto duettare con MacGowan, lascia la band. Siamo nel 1986 e di nuovo a punto e a capo. In soccorso dei Pogues arrivano un altro produttore, quello degli U2, e un’altra moglie, la sua, che si chiama Kristy MacColl, un’altra cantante folk di grande talento finita ai margini. È Lilliwhite a suggerire alla band di provare Kristy. I due registrano a casa le parti vocali che avrebbero dovuto dialogare con quelle di MacGowan. Ci mettono due giorni e il risultato è talmente riuscito da convincere il leader dei Pogues a incidere di nuovo le sue. Siamo al 1987, ormai, e Fairytale of New York può vedere finalmente la luce e sebbene sia un grande successo, non arriverà . Meglio cosi infondo.. una canzone per gli sconfitti non deve arrivare alla posizione numero uno, perché nel mondo reale i miracoli non esistono neanche a Natale.
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