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domenica 18 febbraio 2018

Gnocchetti alle pere e gorgonzola.


Questa domenica vi propongo un primo abbinando due ingredienti che amo molto, il gorgonzola e le pere, arricchendo il tutto con l'aggiunta del radicchio e delle noci. ho usato questa salsa morbida e voluttuosa per condire degli gnocchetti di patate..quello che ci voleva per scaldare il cuore e la pancia in questa fredda giornata di Febbraio!

Ingredienti:
  • 500 g di gnocchetti di patate
  • 180 g di gorgonzola dolce
  •  2 pere abate
  •  30 g di noci
  • un cespo di radicchio trevigiano
  • 1 scalogno
  • Un pizzico di noce moscata
  •  3 o 4 cucchiai di latte
  • 30 g di burro
  • Parmigiano grattugiato q.b

Portare una grande pentola di acqua salata ad ebollizione.
Sbucciare ed affettare le pere in fette e poi ogni fettina a metà. Tagliare lo scalogno a fettine sottili e il radicchio a striscioline.
Sciogliere il burro in una padella a fuoco medio. Una volta caldo, aggiungere la pera e lo scalogno e cuocere a fuoco basso per 4 minuti. Aggiungere il radicchio tagliato a striscioline e il gorgonzola, con i cucchiai di latte per sciogliere più velocemente il formaggio. Se occorre aggiungere un mestolo di acqua in ebollizione per rendere la crema più morbida. Cuocere gli gnocchi in acqua bollente per 2 minuti. Sono cotti quando salgono a galla in superficie. Con una schiumaiola trasferirli in padella e condire insieme alla crema di gorgonzola e pere. Sbriciolare le noci sugli gnocchetti caldi e amalgamare il tutto. servire con una spolverata di parmigiano grattugiato.

Song: "Get Back" The Beatles


“Let it be”  è lo sforzo di quattro uomini adulti con storie condivise e futuri divergenti che cercano di spremere il sangue dalle pietre. L'album contiene alcuni momenti di brillantezza  tra  jam e un trio di performance meravigliosamente stravaganti registrate nel gennaio 1969, ma è sopratutto figlio di Paul McCartney. Aveva preso le redini del gruppo dalla morte del manager Brian Epstein nel 1967, e con  relazioni sempre più tese, la più grande band di tutti i tempi ha iniziato a frantumarsi. Paul sembrava il meno disponibile ad accettare questa realtà. In qualche modo, è riuscito a convincere John Lennon, George Harrison e Ringo Starr che il modo migliore per andare avanti era assumere una troupe cinematografica e girare un film sugli sforzi della band per provare una serie di esibizioni dal vivo che avrebbe aiutato a spazzare via i dissapori e rendere tutto “faboulous” ancora una volta. Ma non sempre le cose vanno come le immaginiamo: Harrison è stato il primo a scattare, e ha lasciato il gruppo per circa una settimana durante le sessioni di registrazione. Accettò di tornare, ma solo se si fossero trasferiti dal palcoscenico di Twickenham, dove lavoravano, allo studio nel seminterrato della loro Apple Corps a Londra. Fu lì che il gruppo si accovacciò per il resto del mese, un intero mese di litigi in cui la band è stata in grado di registrare materiale sufficiente per mixare un album per uno spettacolo televisivo o un lungometraggio, culminando nell'ormai famosa esibizione dal vivo sul tetto dell'edificio Apple, l'ultima volta che hanno suonato insieme in pubblico. Ma i tentativi di mixare l'album hanno dato risultati insoddisfacenti e i nastri sono stati accantonati. Phil Spector si occuperà del mixaggio finale (presentando diverse tracce con sovraincisioni orchestrali) dopo che il gruppo ha respinto  le versioni messe insieme dall'ingegnere Glyn Johns. I suoi contributi sono stati a lungo oggetto di dibattito e controversie, ma è stato in grado di produrre un disco che la maggior parte della band riteneva valesse la pena di pubblicare. Dei quattro, John è il meno coinvolto nel progetto e ha solo due canzoni da solista per contribuire al lavoro:  "I Dig a Pony",  in modalità canora alla Bob Dylan, in cui snocciola frasi sensa senso su un soulful blues-rock ancorato dalla sua chitarra ritmata e il gioiello "Across the Universe" scritta da Lennon nel 1968,  dopo aver litigato con sua moglie Cynthia. " Let It Be", come la maggior parte degli album dell'ultimo periodo, era opera di Paul. Scrisse e cantò la maggior parte del materiale, con John Lennon che si ritirava in modo creativo dal procedimento. I contributi di McCartney consistevano nei tre successi dell'album, "The Long and Winding Road", "Get Back" e la title track “Let it Be”più altre trace meno incisive come "Two of Us" un  duetto alla Everly Brothers, e "I've Got a Feeling" nata unendo una delle sue canzoni con una di Lennon (ironia della sorte, la canzone di Paul celebrava il suo amore verso Linda mentre la parte di John era riferito al periodo difficile dopo il divorzio da Cynthia). George Harrison propose per "Let it Be" alcune canzoni qualitativamente più valide di altre poi incluse nell'album (All Things Must Pass, Let It Down, Isn't It A Pity, tutte racchiuse successivamente nel suo album da solista All Things Must Pass) ma la tiepida accoglienza degli altri Beatles lo indussero a fare un passo indietro e a firmare due tracce più "semplici": “For Your Blue” , un blues di struttura classica ma scorrevole e distesa,  dove rende omaggio a Elmore James,chitarrista slide del Missouri che rivoluzionò lo stile blues nel corso degli anni '50, e “I, Me, Mine” che  racchiude uno dei capisaldi della filosofia indiana con la quale Harrison acquisiva sempre maggiore familiarità, l’idea che l’individualismo impedisca di raggiungere la coscenza cosmica in cui non esiste più “ego”.
Se per tutti  Abbey Road  è la più netta conclusione dei Beatles - finisce anche con "The End"-,   Let It Be"  ci ricorda che nessuno è infallibile, non puoi forzare l'ispirazione, e niente dura per sempre.


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