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domenica 13 novembre 2016

Pancake con avena, banana e latte di cocco


Domenica mattina, tempo di brunch..e voglia di pancake. Questa volta ho provato ad usare la farina d'avena e il latte di cocco e il risultato mi ha soddisfatto molto!
  • 160 gr di farina d'avena
  • 1 pizzico di cannella in polvere
  • 1 pizzico di sale marino
  • 1 banana matura
  • 2 cucchiai di zucchero di canna
  • 1 uovo
  • 180 ml di latte di cocco

In una piccola terrina, unisci la farina di avena con lievito, cannella e sale. In un’altra scodella, schiaccia la banana mescolandola con lo zucchero .Aggiungi quindi l’uovo, e il latte di cocco . Versa il tutto nella miscela con la farina. Mescola fino a ottenere un composto omogeneo.Scalda un padellino su fuoco medio. Spennellalo leggermente con poco olio di oliva . Cuoci i pancake per 3-4 minuti su ciascun lato, fino a quando sono scuri e ben cotti.

Song "Dirty Water" the Standells.



L’effetto più immediato della Beatlemania fu quello di trasformare, in tutto il mondo, innocui gruppi di intrattenimento in piccole gang di teppisti. Successe anche agli Standells. Anzi, a loro più che a tutti gli altri. Nati nel 1962 a Los Angeles dall’incontro artistico tra Larry Tamblyn (fratello di Russ, il Riff di West Side Story e il Tony Baker di High School Confidential, tra gli altri, NdLYS) e Tony Valentino (al secolo Emilio Bellissimo, giovane emigrante siciliano finito a Los Angeles ad inseguire il sogno americano dopo un’infanzia vissuta a Cleveland, NdLYS), gli Standells (come dire, i disoccupati) sbarcano il lunario suonando musica da ballo nei club di Hollywood e delle Hawaii. Con loro ci sono Jody Rich e Benny King, presto rilevati rispettivamente da Gary Lane e Gary Leeds. Una band tra le tante che girano nel circuito dei night-club con un repertorio di standard dell’epoca. L’ingresso di Dick Dodd alla batteria e l’interesse dell’impresario Burt Jacobs frutta una serie interminabile di cameo cine-televisivi e temi musicali per svariate pellicole del periodo, da Get Yourself a College Girl ai mitici Munsters passando per Zebra in the Kitchen, Follow the Boys, When Boys Meet the Girls, Riot On Sunset Strip. L’anno della svolta è il 1966. La scoperta di Beatles e Rolling Stones e in generale di una via torbida al beat, unita alla creativa penna del produttore Ed Cobb fa degli Standells i nuovi “bad boys”. E’ proprio Ed a portare alla band il primo pezzo del nuovo corso. Si intitola "Dirty Water". Un titolo buono per un blues. Parla delle acque sporche di un fiume che si trova dalla parte opposta dell’America. Un posto dove nessuno degli Standells è mai stato: il Massachusetts. Ciò che è improbabile su carta diventa invece efficace su spartito: l’indimenticabile riff della chitarra di Valentino e la voce insolente di Dodd, assurto nel frattempo al ruolo di lead vocalist pur restando seduto dietro il drum kit della band, ne fanno un immediato inno pre-punk.
Uno di quelli destinati a fare la storia della musica moderna.
Sull’album che, secondo il costume dell’epoca, porta lo stesso titolo del brano-aratro, gli Standells mettono mano ad un repertorio che alterna pezzi originali scritti dalla band o da Ed Cobb a qualche cover sfrontata (19th Nervous Breakdown degli Stones, Hey Joe alla maniera dei Leaves e una Little Sally Tease reduce dalle vecchie notti al PJ‘s di Hollywood).
L’apertura è affidata a una delle cose migliori degli Standells Mark II, ovvero quella "Medication"che verrà poi traslocata da Cobb nel repertorio degli altri suoi super-protetti californiani Chocolate Watch Band. Avvolta da un basso rotolante, da un perpetuo e immobile suono d’organo e da un tremolo imparentato con l’effettistica cara agli Electric Prunes, "Medication"è un ottimo incipit ad un album mutevole per atmosfere e contenuti. "There Is a Storm Comin’" ad esempio si muove in prossimità della musica nera che la band ha consumato in dosi massicce nei primi anni di vita e che tornerà a frequentare negli album dell‘anno seguente.
"Rari", altro numero di Cobb, è un’espansa ballata psichedelica che vive del bell’arrangiamento di Lincoln Mayorga (compagno di avventura di Ed ai tempi dei Four Preps, NdLYS) mentre "Sometimes Good Guys Don‘t Wear White", ancora di Cobb, è un altro incalzante beat da trincea che diventerà una delle palestre più frequentate dai punk di tutto il mondo, dai Vacants ai Minor Threat passando per Sex Pistols e Count Bishops, in parte replicata pochi minuti dopo con "Why Did You Hurt Me?" scritta da Valentino e Dodd. Pride and Devotion scritta invece da Larry Tamblyn si muove in un più consueto vestito folk-rock vicino alle armoniose piogge dei Byrds.
L’esperienza maturata negli anni passati nelle sale da ballo a far muovere il culo alle sedicenni o ai militari di leva, permette agli Standells di Dirty Water di sfruttare la natura disomogenea della track-list per farne il proprio cavallo di troia per sfondare le porte delle charts.
Bravi ragazzi che non vestono in camicia. Capelloni tra una folla di colletti bianchi.


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