Le fave sono sicuramente tra le verdure primaverili che preferisco ma mi piacciono più crude che cotte e quindi ho provato a utilizzarle assieme ai pistacchi e alla menta per realizzare un pesto un pò alternativo!
- 350 g tagliatelle
- 250 g fave fresche sgranate / circa 1 kg con baccelli
- 75 g pecorino
- 1 spicchio di aglio piccolo (facoltativo)
- menta fresca
- sale
- 1 pomodoro
- olio extravergine d'oliva
- 2 cucchiai di pistacchi salato sgusciati
Sgranate le
fave e privatele della buccia, mettetele nel
bicchiere del frullatore. Aggiungete l’aglio sbucciato, i pistacchi, il pecorino tagliato a
pezzetti, le foglie di menta e un pizzico di sale. Frullate fino ad ottenere una
consistenza omogenea. Aggiungete abbondante olio per renderlo cremoso e aggiustate di sale e pepe. Cuocere le tagliatelle al dente in abbondante acqua salata. Prima di condire la pasta
stemperare il pesto con poca acqua di cottura in una ciotola ampia. Aggiungere la
pasta e mescolare bene in modo di distribuire bene il
condimento. Se necessario aggiungere un filo di olio e servire con foglioline di
menta fresca e qualche pezzetto di pomodoro fatto saltare in padella per qualche minuto con olio e uno spicchio d'aglio.
Songs. "Tomorrow Never Know" The Beatles
Il 5 agosto 1966 i Beatles danno alle stampe il loro album
Revolver, e nulla sarà più come prima. Questo lavoro, infatti, cambierà, almeno
per quel che concerne la musica leggera, quasi tutte le carte in tavola. Si può
serenamente parlare di un pre-Revolver e di un post-Revolver, come capita molto
di rado, nella storia e nella musica.Revolver, uscito mezzo secolo fa, e già prima Rubber Soul,
uscito nel 1965, segnano il definitivo saluto alla fase puramente pop e leggera
dei Fab Four. Da quel momento in poi entrano in scena aspetti sperimentali,
legati a viaggi reali, spirituali e mentali che porteranno i Beatles verso una
evoluzione e poi verso l’esplosione definitiva di Let it be. Da una parte ci
sono suoni nuovi, provenienti in prevalenza dall’oriente, che si tratti del
sitar o delle tabla, dall’altra un interessamento a quanto stava capitando in
America, specie nella West Coast, quindi i suoni acustici, quasi folk, dei
Byrds di Gene Clark, le commistioni corali e armoniche di Brian Wilson e dei
suoi Beach Boys. In mezzo una vera e propria folgorazione per il suono
proveniente da Detroit, e nello specifico dalla Motown. Quindi soul, con Otis
Redding in testa.Non è possibile guardare a tutto questo senza tenere però
conto di altri due fondamentali elementi. Da una parte i viaggi spirituali che
guardavano a oriente, quindi, ma anche quelli trascendentali che guardano alla
California, e a Berkley nello specifico. Non ci sarebbe stato Revolver, e prima
di lui Rubber Soul, che di Revolver può essere legittimamente considerato un
capitolo uno, se non ci fosse stato il lavoro di sperimentazione sull’LSD di
Timothy Leary, con le sue teorie rivoluzionarie e se non ci fosse stato un
abbondante uso di marijuana da parte dei quattro di Liverpool. Liverpool che, e
questo è un altro aspetto fondamentale per capire in cosa Revolver è stato così
rivoluzionario come lavoro, è sempre più lontana.Questo lavoro, infatti, è più che mai un lavoro legato allo
studio di registrazione, quindi a Abbey Road, e a George Martin, prodigioso
produttore che, in compagnia dei quattro, ha vissuto lo studio non più solo
come un luogo dove suonare e incidere musica, ma anche dove intraprendere un
viaggio nei suoni, osando laddove nessuno aveva osato prima. Del resto, ma
questa è forse più leggenda che storia, Revolver sarebbe dovuto essere
registrato a Detroit, proprio negli studi della Motown, e in seconda battuta in
quelli di Memphis della Stax. Scartate entrambe queste soluzioni, i Beatles
optarono ancora una volta per gli studi della Emi, a Abbey Road, e qui andarono
a usare per la prima volta un nuovo metodo di sovraincisione, l’Automatic
Double Tracking, che consentì loro di usare molte più tracce di quante non
fosse possibile prima, usarono loop e compressori come non aveva fatto prima
nessuno, provarono a cantare usando amplificatori per filtrare le voci, invece
che collegando direttamente i microfoni ai mixer, lo stesso fecero per il basso
e per i microfoni delle pelli della batteria. Insomma, sperimentarono anche
nelle incisioni, oltre che nella scrittura. Il risultato è un album che suonò
all’epoca davvero nuovo e di rottura, e che suona attuale ancora oggi. Il settimo album dei Beatles in studio, quindi, è un po’ un
punto di non ritorno per il rock e il pop come lo conoscevamo prima, e volendo
anche per quello che intorno al rock e al pop gira e girava. A questa esperienza seguiranno quelle ancora
più estreme di Sgt.Pepper’s Lovely Hearts Club Band, del cosiddetto White
Album, di Abbey Road e del finale Let it be. In questa occasione verranno sperimentati anche testi, daTaxman, di Harrison, con cui si apre il tutto, a quelli
totalmente mistici, come Tomorrow Never Knows, con in mezzo i tanti pezzi in
cui si fa cenno alla cultura psichedelica, da She Said She Said a Doctor
Robert ispirata dal Doctor Robert Freymann, lo "Speed Doctor" a New York che ha fornito droga a molte celebrità, tra cui i Beatles.Nell’album è contenuta anche la canzone che Paul McCartney considera da
sempre la sua migliore composizione, Here, There and Everywhere. Insomma, primo album psichedelico. Primo album che usa lo
studio in maniera diversa da prima, non più come mera sala di incisione, in cui si fanno convergere diverse influenze, da quelle orientali a
quelle soul, passando per quelle folk,in cui spiritualità,
politica e droghe hanno un peso molto alto...
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