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sabato 15 aprile 2017

Tagliatelle con pesto di fave e pistacchi.



Le fave sono sicuramente tra le verdure primaverili che preferisco ma mi piacciono più crude che cotte e quindi ho provato a utilizzarle  assieme ai pistacchi e alla menta per realizzare un pesto un pò alternativo!
  •     350 g tagliatelle
  • 250 g fave fresche sgranate / circa 1 kg con baccelli
  •  75 g pecorino
  •  1 spicchio di aglio piccolo (facoltativo)
  •  menta fresca
  • sale 
  • 1 pomodoro
  •  olio extravergine d'oliva
  • 2 cucchiai di pistacchi salato sgusciati

Sgranate le fave e privatele della buccia, mettetele nel bicchiere del frullatore. Aggiungete l’aglio sbucciato, i pistacchi, il pecorino tagliato a pezzetti, le foglie di menta e un pizzico di sale. Frullate fino ad ottenere una consistenza omogenea. Aggiungete abbondante olio per renderlo cremoso e aggiustate di sale e pepe. Cuocere le tagliatelle al dente in abbondante acqua salata. Prima di condire la pasta stemperare il pesto con poca acqua di cottura in una ciotola ampia. Aggiungere la pasta e mescolare bene in modo di distribuire bene il condimento. Se necessario aggiungere un filo di olio e servire con foglioline di menta fresca e qualche pezzetto di pomodoro fatto saltare in padella per qualche minuto con olio e uno spicchio d'aglio.
Songs. "Tomorrow Never Know" The Beatles



Il 5 agosto 1966 i Beatles danno alle stampe il loro album Revolver, e nulla sarà più come prima. Questo lavoro, infatti, cambierà, almeno per quel che concerne la musica leggera, quasi tutte le carte in tavola. Si può serenamente parlare di un pre-Revolver e di un post-Revolver, come capita molto di rado, nella storia e nella musica.Revolver, uscito mezzo secolo fa, e già prima Rubber Soul, uscito nel 1965, segnano il definitivo saluto alla fase puramente pop e leggera dei Fab Four. Da quel momento in poi entrano in scena aspetti sperimentali, legati a viaggi reali, spirituali e mentali che porteranno i Beatles verso una evoluzione e poi verso l’esplosione definitiva di Let it be. Da una parte ci sono suoni nuovi, provenienti in prevalenza dall’oriente, che si tratti del sitar o delle tabla, dall’altra un interessamento a quanto stava capitando in America, specie nella West Coast, quindi i suoni acustici, quasi folk, dei Byrds di Gene Clark, le commistioni corali e armoniche di Brian Wilson e dei suoi Beach Boys. In mezzo una vera e propria folgorazione per il suono proveniente da Detroit, e nello specifico dalla Motown. Quindi soul, con Otis Redding in testa.Non è possibile guardare a tutto questo senza tenere però conto di altri due fondamentali elementi. Da una parte i viaggi spirituali che guardavano a oriente, quindi, ma anche quelli trascendentali che guardano alla California, e a Berkley nello specifico. Non ci sarebbe stato Revolver, e prima di lui Rubber Soul, che di Revolver può essere legittimamente considerato un capitolo uno, se non ci fosse stato il lavoro di sperimentazione sull’LSD di Timothy Leary, con le sue teorie rivoluzionarie e se non ci fosse stato un abbondante uso di marijuana da parte dei quattro di Liverpool. Liverpool che, e questo è un altro aspetto fondamentale per capire in cosa Revolver è stato così rivoluzionario come lavoro, è sempre più lontana.Questo lavoro, infatti, è più che mai un lavoro legato allo studio di registrazione, quindi a Abbey Road, e a George Martin, prodigioso produttore che, in compagnia dei quattro, ha vissuto lo studio non più solo come un luogo dove suonare e incidere musica, ma anche dove intraprendere un viaggio nei suoni, osando laddove nessuno aveva osato prima. Del resto, ma questa è forse più leggenda che storia, Revolver sarebbe dovuto essere registrato a Detroit, proprio negli studi della Motown, e in seconda battuta in quelli di Memphis della Stax. Scartate entrambe queste soluzioni, i Beatles optarono ancora una volta per gli studi della Emi, a Abbey Road, e qui andarono a usare per la prima volta un nuovo metodo di sovraincisione, l’Automatic Double Tracking, che consentì loro di usare molte più tracce di quante non fosse possibile prima, usarono loop e compressori come non aveva fatto prima nessuno, provarono a cantare usando amplificatori per filtrare le voci, invece che collegando direttamente i microfoni ai mixer, lo stesso fecero per il basso e per i microfoni delle pelli della batteria. Insomma, sperimentarono anche nelle incisioni, oltre che nella scrittura. Il risultato è un album che suonò all’epoca davvero nuovo e di rottura, e che suona attuale ancora oggi. Il settimo album dei Beatles in studio, quindi, è un po’ un punto di non ritorno per il rock e il pop come lo conoscevamo prima, e volendo anche per quello che intorno al rock e al pop gira e girava. A questa esperienza seguiranno quelle ancora più estreme di Sgt.Pepper’s Lovely Hearts Club Band, del cosiddetto White Album, di Abbey Road e del finale Let it be. In questa occasione verranno sperimentati anche testi, daTaxman, di Harrison, con cui si apre il tutto, a quelli totalmente mistici, come Tomorrow Never Knows, con in mezzo i tanti pezzi in cui si fa cenno alla cultura psichedelica, da She Said She Said a Doctor Robert ispirata dal Doctor Robert Freymann, lo "Speed ​​Doctor" a New York che ha fornito droga a molte celebrità, tra cui i Beatles.Nell’album è contenuta anche la canzone che Paul McCartney considera da sempre la sua migliore composizione, Here, There and Everywhere. Insomma, primo album psichedelico. Primo album che usa lo studio in maniera diversa da prima, non più come mera sala di incisione, in cui si fanno convergere diverse influenze, da quelle orientali a quelle soul, passando per quelle folk,in cui spiritualità, politica e droghe hanno un peso molto alto...

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